Casa Ameki

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    Narrato / Pensato / Parlato / Parlato altrui / Parlato demone

    In un freddo pomeriggio a Kirigakure No Sato, una lettera giunse inaspettatamente presso l'abitazione di Katsumi. Il caso aveva voluto che lo shinobi si trovasse proprio al villaggio, intento a riposarsi dopo aver trascorso un lungo periodo lontano da casa per via di una missione. Mishu Ameki,suo compagno di squadra durante la spedizione nel Paese della Luna, gli aveva comunicato la triste dipartita di Muten, un altro ninja coinvolto in quella tragica avventura. Cazzo, questa non ci voleva. Penso' il giovane stringendo con forza la missiva, sino a ridurla inconsapevolmente in una sfera deforme di carta. In quel preciso istante, la ferita nel suo animo, dapprima in fase di guarigione, si era riaperta bruscamente mozzandogli il fiato. Aveva impiegato mesi per farsene una ragione, per superare il trauma derivante da quella brutta sconfitta. Subito dopo il rientro il jinchuriki si era chiuso in se stesso, rifiutandosi di parlare o confrontarsi con i superstiti. La morte di Muten lo costringeva a rivedere gli altri, a ricongiungersi con un gruppo che non ce l'aveva fatta. Il Rosso si vergognava di questo e detestava ancor di più l'idea di aver perso un compagno che aveva avuto strettamente accanto durante il conflitto. Evidentemente le ferite riportate contro quel mostro, insieme all'età, avevano contribuito a peggiorare le sue condizioni di salute, sino ad arrivare a spegnersi. Si, deve essere per questo... Si convinse il giovane scrollando il capo, nel frattempo aveva già recuperato dall'armadio gli abiti adatti per lasciare l'abitazione e raggiungere il luogo prestabilito, ossia il punto di sepoltura del vecchio. Potevo esserci io al suo posto... Si rimprovero' digrignando i denti, ricordando ancora tutti gli attacchi incassati da Muten contro il Demone, offrendosi come diversivo naturale per tentare di avere la meglio. Sarà meglio sbrigarsi. Sbotto' abbracciando i suoi cari per poi lasciarsi alle spalle l'abitazione: i suoi vestiti erano neri come l'ebano, il cappuccio tirato sulla testa lasciava intravedere solo una parte dei suoi lineamenti. Nessun cittadino lo avrebbe riconosciuto ma i suoi compagni, quelli rimasti, sicuramente si. Il suo sarebbe stato un viaggio solitario e silenzioso verso il luogo stabilito da Mishu, ove il gruppo si sarebbe incontrato ancora una volta. Tra i capelli la sua corona emetteva dei tenui bagliori, la portava sempre con sé ma non per monito quanto per il potere che aveva scoperto di avere. La spedizione nel Paese della Luna lo aveva reso debole e forte nello stesso tempo. I suoi passi erano lenti e goffi, il suo equipaggiamento tintinnava, nuvole di vapore fuoriuscivano dalla sua bocca. Non ho avuto il piacere di conoscerlo sino in fondo ma...lo rispettavo. Non ha esitato un attimo contro quel mostro... Rimembro' sospirando. Yonbi per il momento era allo stesso modo taciturno, forse accondiscendente verso le volontà del giovane.

    Chakra: 100%
    Condizioni fisiche: ottimali
    Condizioni psicologiche: affranto
    Equipaggiamento: completo
     
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    Parlato Kira
    Parlato Mamma
    Parlato altrui


    K2uHDcH

    II: i caduti della luna

    La mattina della cerimonia per le strade di Kiri non vi era quasi nessuno; questo era probabilmente dovuto al manto di nubi oscure che ricopriva il cielo ma dovevo ammettere che non mi dispiaceva. Come mio solito appena uscito di casa e superato il vialetto di ciotoli, presi l'occorrente e preparai una sigaretta che subito dopo strinsi tra le labbra. Cavolo... La mia mente era stranamente leggera: sapevo che quello che era successo al vecchio era triste, avevo passato giorni interi, prima di svegliarmi quella mattina, a rimuginare sul quanto potesse essergli successo ma ora, sulla strada che mi avrebbe condotto a portargli l'ultimo saluto, non riuscivo a pensare a null'altro se non alla pace che probabilmente doveva godersi dopo tutte le sofferenze a cui era stato sottoposto.
    La sigaretta si consumò velocemente, ma, altrettanto velocemente, io raggiunsi il campo santo in cui si sarebbe svolto il funerale. Li erano già radunate diverse persone: per lo più si trattava di persone dell'età di Muten, ma anche tra i più giovani non riconobbi nessuno del gruppo dei Caduti. Che mi aspettavo? Non sapevo neanche io perchè non vedere nessuno mi fece quell'effetto, avevo già pensato all'idea che probabilmente nessuno, per evitare di vivere ricordi spiacevoli, si sarebbe fatto vivo, eppure sentii come un peso sulla bocca dello stomaco. Fanculo... ormai che ci sono... Lasciai cadere il mozzicone sull'erba umida e lo spensi con la punta del piede. Solo a quel punto mi avvicinai al retro del gruppo stando ben attento a non attirare l'attenzione. Mmm... In realtà mi accorsi solo a quel punto che l'ultimo saluto non era ancora iniziato. Forse qualcuno potrebbe ancora presentarsi... c'è ancora u po' di tempo.... La speranza di veder apparire qualcuno del gruppo si concretizzò inaspettatamente quando scorsi, a diverse decine di metri, una chioma rossa, dal colore identico alla mia che subito ricondussi a Tamashi. Ti hanno fatto venire alla fine... Ero contento di vederlo ma decisi di non avvicinarmici subito in quanto, dai mormorii che provenivano davanti a me, intinuii che la cerimonia stava per iniziare


     
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    Wake up.

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    xnbroxX
    Nel cimitero si erano radunate molte più persone di quello che pensava. Si trattava perlopiù di persone anziane, ma non credeva si sarebbero scomodati così in tanti, per dire addio al vecchio Muten Hozuki. Appoggiato con una spalla al tronco di un albero, circa una decina di metri più indietro rispetto al capannello che si era raccolto intorno alla tomba, Yusuke fu percorso da un brivido. Strinse intorno alla gola il colletto del kimono, alto come imponeva lo stile d’abbigliamento dei membri del suo Clan. Contrariamente a quanto faceva di solito, indossava un abito nero, per conformarsi al tenore della cerimonia di quel giorno. Tra le scapole campeggiava il ventaglio bianco e rosso degli Uchiha, cucito lì perché tutti potessero vederlo, tra una ciocca e l’altra dei suoi lunghi capelli scuri. All’ombra dei rami nodosi della giovane quercia, fece scorrere il suo sguardo felino da una persona all’altra.
    "Allora? Che cosa senti…?"
    Il caldo sussurro di Baku gli riempì la mente, come un tappeto pregiato che si srotola sugli scalini di una lunga gradinata. "Shaka non c’è. Qualcuno se l’è già portato via".
    Yusuke arricciò un labbro, imprecando in silenzio. Possibile che fosse già arrivato tardi? Avrebbe dovuto rischiare la sua copertura ed avvertire il clone, distogliendolo dalla sua ricerca per impadronirsi dell’amuleto quando ancora ne aveva l’occasione…?
    "Percepisco la presenza di altri, però".
    Il pensiero gli corse immediatamente a Tae. Era convinto sarebbe venuta, ma non scorgeva tra quelle figure il profilo del suo proverbiale cappuccio tirato sulla testa, o la sua pelle bianchissima, da sembrare quasi trasparente. Sarebbe stato bello, incrociarla anche solo per un momento. Scambiare due parole con qualcuno che capisse il suo dolore, e potesse condividerlo, anche solo in parte.
    "Quali altri?" grugnì al demone.
    "La tua amica è qui, da qualche parte", ribatté lei, caustica. "Riconoscerei il fetore di Nihiru ovunque. Sento anche quello che resta di Kizokukoi, e… Waira".
    Yusuke richiamò alla mente il significato di quei nomi, come Baku glieli aveva ricordati prima di partire. Kizokukoi, il demone acquatico che cavalcava le onde, e Waira, il demone bestiale che aveva quasi distrutto l’intero Palazzo della Luna. Il che stava a significare… individuò due teste piene di capelli rossi, ai lati opposti del gruppo di persone. Mishu Ameki e Tamashi Inuzuka, coloro che avevano affrontato le creature prima della grande esplosione. Di Tae invece non c’era traccia. L’Uchiha si staccò dal tronco dell’albero, puntando gli occhi su Ameki, che stava schiacciando una delle sue sigarette sotto la punta del piede. Era di lui che aveva bisogno, in quel momento. Si affiancò al Ninja Medico in silenzio, scivolando tra le lapidi squadrate disposte in lunghe file. Gli lanciò un’occhiata in tralice. Sembrava nervoso. Un pensiero scomodo gli attraversò la mente: era stato lui a sottrarre il pendente prima della sepoltura?
    Poteva avere libero accesso all’ospedale dov’era stato curato, e conosceva il reale valore di quell’oggetto. Poteva averlo preso per sé, oppure essere stato manipolato da qualcuno più in alto all’interno del Villaggio. Avrebbe avuto i mezzi e l’occasione per rubare l’amuleto senza che nessuno se ne accorgesse; restava invece più incerto sul movente. Ma se anche quello era il caso, allora perché scrivere la lettera? Perché radunarli tutti lì, con il rischio di farsi scoprire…?
    Un senso di vuoto gli attanagliò le viscere. Tutto acquistava un senso, se il funerale stesso era in realtà una trappola della Nebbia, per impossessarsi di ognuno dei Frammenti Demoniaci che avevano riportato dall’Isola della Luna. D’improvviso si sentì circondato da nemici invisibili, ciascuno dei quali poteva nascondersi dietro i volti addolorati di chi era venuto a porgere l’ultimo saluto all’Hozuki. I suoi occhi mutarono nel colore e nella forma, mostrando le tre tomoe del suo Sharingan. Una precauzione in più, in caso la sua non fosse semplice paranoia.
    «Il demone del vecchio è sparito» mormorò a Mishu, senza perdere tempo in inutili convenevoli. «Quando lo hai visto per l’ultima volta? Eri già qui quando hanno portato la bara…?» Si volse per guardare Ameki dritto negli occhi, e assicurarsi che non gli stesse mentendo. « Era sigillato nel ciondolo che portava al collo. Una pietra blu dalla forma appuntita».




    Edited by Glustrod - 10/11/2020, 00:05
     
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    Il viaggio verso il luogo della cerimonia era stato lento e silenzioso, durante il quale l'eremita ripensava per lo più agli orrori vissuti a Tsuki. Yuzin arrivò appena in tempo al funerale quando sentì la cerimonia iniziare. Indossava il suo solito cappuccio e coprinaso in modo che gli coprissero viso e capelli, ma al contrario del solito kimono che poteva essere più adatto ad una battaglia, ne indossava uno più elegante con il colletto che copriva metà del collo, adatto per dare l'ultimo saluto al vecchio Muten. Anche il suo equipaggiamento lo lasciò a casa, tranne i suoi fidati tirapugni che teneva nella custodia legata alla vita, nemmeno lui sapeva il perchè decise di portarseli, probabilmente si sentiva più sicuro nell'avere un minimo di equipaggiamento con sè in caso di averne avuto necessità. In un primo momento non riconobbe nessuno tra la folla che si era ritrovata alla cerimonia: Possibile che non sia venuto nessuno di... noi? pensò esitando sull'ultima parte per indicare il gruppo di shinobi mandati al macello in quell'isola maledetta, iniziò a scrutare tra le persone se almeno Mishu fosse già presente visto che era lui che mandò la lettera: Eccolo là. affermò mentalmente l'eremita quando avvistò il ragazzo dalla chioma color cremisi, iniziò quindi ad incamminarsi lentamente serpeggiando tra le lapidi avvicinandosi al ragazzo, per poi fermarsi a distanza di un paio di metri da lui mentre assisteva alla cermionia funebre. D'un tratto sentì qualcuno avvicinarsi e voltandosi vide un ragazzo dai capelli neri e con lo stemma degli Uchiha cucito sulla parte posteriore del kimono che indossava e Yuzin sentì l'Uchiha parlare riguardo il demone che aveva Muten nel suo corpo: Ma ti pare il caso di parlare di queste cose ora? Non te ne frega niente che sia morto Muten? bisbigliò il mezzo demone della foglia con un tono furioso guardando dritto neglio occhi l'Uchiha dopo che si avvicinò alla sinistra del ragazzo.
     
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    Mai sanguinare davanti agli squali

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    Narrato - Tae - Pensato - Altri

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    Henge No Jutsu - Tecnica della Trasformazione
    GVoe
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa Tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo di un cucciolo di cane o più grande di un orso.
    Siccome la Tecnica non cambia il peso dell'utilizzatore bisogna fare attenzione, ad esempio sarà infatti possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma sarà poi impossibile lanciarlo in assenza di un bonus alla Forza. Eventuali Armi possedute dal Ninja saranno utilizzabili solo se non camuffate tramite questa Tecnica. Questa è considerata la Tecnica di livello E più difficile da apprendere, difatti solo un Genin molto abile sarà capace di replicare alla perfezione l'aspetto di qualcuno, mentre inizialmente sarà possibile ad un occhio attento notare diverse imperfezioni.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.

    Bikou Ninjutsu - Tecnica dell'Inseguimento Silenzioso
    GVqe
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Supplementaria
    Grazie a questa Tecnica è possibile concentrarsi maggiormente sul celare la propria presenza ed in particolare ridurre notevolmente la probabilità d'essere individuati durante un inseguimento. Sarà quindi possibile usufruire al meglio degli oggetti circostanti per nascondere la propria presenza al nemico.
    Consumo: N/A



    Bene... Non mi aspettavo tutta questa gente per un vecchio reietto ma...comunque bene, così sarà più semplice.
    Tae si inumidì le labbra, era nervosa, molto nervosa: non aveva nessuna intenzione di incontrare i suoi ex commilitoni; non cercava tuttavia di evitare qualcosa o qualcuno in particolare, era il non sapere che l'atterriva, o meglio, che la disgustava. Come avrebbero potuto reagire gli altri? Che espressioni avrebbero avuto, quale atteggiamento? Si sarebbero comportati con distacco? L'avrebbero accolta con una pacca sulla spalla, contenti di vedere una compagna di guerra? Sarebbero Stati invece distanti e condiviso tutti insieme quella tediosa sensazione di disagio che si prova in compagnia di persone con le quali non vuoi stare, ma che in qualche modo sei costretto a vedere? Alla fine, qualunque fosse potuta essere stata la loro reazione, non aveva importanza, tutto le avrebbe trasmesso la stessa identica sensazione di disgusto.
    Aveva fatto tutto il possibile per non essere vista: si muoveva tra le persone con la grazia di un felino, scivolando fra di loro come fosse una brezza, ogni passo prima di essere fatto era calcolato al millimetro in modo che il suo piede non ne urtasse un altro, il respiro era lento e cadenzato, la bocca serrata e gli occhi di ghiaccio. Si stava forse impegnando eccessivamente per quella che non era neanche una missione, non c’era nessun reale rischio e inoltre, la tecnica della trasformazione le aveva già fornito un travestimento che avrebbe ingannato la maggior parte delle persone presenti: Tae aveva preso le sembianze di un bambino, un ragazzino di circa undici anni dai lunghi capelli neri e dalla pelle olivastra.
    L’attenzione non è mai troppa…non devo essere vista
    L’inconscio della kunoichi batteva alle porte della sua coscienza come un ariete che tenta di aprire una breccia, interrompendo continuamente la sua concentrazione e i tentativi di “infiltrazione”. Continuava a farsi domande su domande, a chiedersi cosa gli altri avrebbero pensato di lei, a come l’avrebbero accolta; subito dopo esser sguisciata tra una vecchia signora dallo sguardo assente e gli occhi lucidi e un uomo più giovane che la consolava, ebbe una rivelazione, e cioè che alla fine la vera domanda era solo “cosa pensano gli altri dei caduti della luna? Chi siamo noi?”
    Si, perché tutto gira intorno a questo…se non siamo niente, se nessuno si considera parte di un gruppo, allora non ci sarà nessuna reazione, un saluto e basta…del sano disinteresse…se invece anche solo uno di noi dovesse considerarci un gruppo - gli dei me ne scampino - allora…allora non lo so…allora potrebbe succedere di tutto. Ma perchè qualcuno dovrebbe fare un ragionamento del genere? Quanto dovrebbe essere stupido un tizio così?! Ma porco diavolo…non volete dimenticare? Perché siamo qui…perché ci hai chiamati qui Ameki…perché hai mandato quella maledetta lettera…perché cazzo hai pensato fosse una buona idea farci radunare qui, farci sentire in dovere di essere qui…al freddo, sotto un cielo grigio, in mezzo a tanti sconosciuti che ci schiferebbero se sapessero chi siamo…al funerale di un vecchio perdente, che non ha avuto neanche l’amor proprio di morire in battaglia…vaffanculo Ameki…se c’è una sola ragione per quale sono qui è per dirti chiaramente che ti auguro l’inferno….ma no…in effetti no…non è la sola…Dove sei?
    Gli occhi dorati della kunoichi, ora camuffati in quelli grandi e profondi del giovane che impersonava, setacciavano la zona come un animale che caccia: cercava volti noti, così da porteli evitare e un volto bestiale da approcciare. Quel ragazzo sarebbe stato lì. Non aveva dubbi su questo, Yusuke Uchiha sarebbe arrivato; confidava su quello che aveva visto nello shinobi della Foglia, il suo senso del dovere e dell'onore, la sua gentilezza, che tanto sincera aveva sentito quella volta a Tsuki, in quel bosco, dopo lo scontro con il "Demone Bianco" dove le aveva prestato soccorso. Tae non sapeva darsi una spiegazione del perché fosse attratta verso quel ragazzo tanto determinato quanto insicuro ma c'era qualcosa: un legame che si era creato, una catena che in qualche modo la tirava verso di lui ed era determinata a sapere cosa fosse.
    Ecco, forse è per questo che sono qui. Si, è proprio così, dev'essere questa la ragione, voglio sapere perché quel tizio mi turba tanto…forse, mi fa pena? Lo compiango? Ricordo che l’ultima volta che l’ho visto…cambiato…ho provato tristezza…dev’essere questo. Basta, basta! Tutti questi pensieri…basta per pietà. Devo concentrarmi…facciamo così, me la do io una spiegazione del perché sono qui. Sono qui perché cerco risposte a tutte queste domande, ora silenzio. Silenzio pensieri…ora lasciatemi lavorare…….eccoli!
    Non troppo distanti dalla sua posizione, Tae aveva notato dei capelli rossi, vermigli come il sangue. Neanche Maemi aveva quel colore così acceso e splendente, non ricordava bene il volto al quale appartenevano, ma era certa di averli visti, di averli notati sia quel giorno a Tsuki, al briefing dove tutto era iniziato, e sulla barca durante la ritirata, dove tutto era finito.
    Silenziosamente si avvicinò a quella figura sola. Era un uomo molto alto e dal fisico simile a quello di Kyoshiro, aveva le spalle larghe e una schiena simile a un tavolo. Puzzava di cane bagnato e aveva dei lunghi capelli rossi.


    Tae Nobunaga [Kiri]

    Chunnin
    fSsO621
    Mai sanguinare davanti agli squali...
    I

    ChakraFisicoMentale
    155-1=154OttimaleAngosciata
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Abbigliamento
    SlotOggettoDescrizione
    FoderoNihiruSchiena
    Arma Leggera////
    //////
    Abbigliamento
    AbbigliamentoFasce di CuoioNon Indosso [Stinchi]
    AbbigliamentoGomitiereNon Indosso
    Gilet Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Note


    narrato - parlato - pensato
    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT




    So here you lie, in the belly of the shark...so fucking cold so fucking dark!
    !
    Code © El Gringo 89


    Edited by filippomustdie - 18/11/2020, 15:53
     
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  6. Kabu™
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    Tamashi
    Inuzuka


    Legenda
    «parlato Tamashi»
    pensato Tamashi
    parlato Waira
    telepatia Volatili
    «parlato Hanzo»

    Fiuto dell'Inuzuka
    GpQx


    I membri del Clan Inuzuka risulteranno avere un fiuto incredibilmente sviluppato, che in base al loro livello risulta essere sempre più fine ed efficace. Potranno a qualsiasi livello tracciare con facilità odori come il sangue; per quanto la percezione d'odori neutri e dunque scovare con precisione un eventuale avversario, il raggio varia in base al livello.
    Genin: 10 metri; Chuunin: 30 Metri; Sp Jounin: 60 Metri; ANBU: 100 Metri
    - Una volta Sp Jounin potranno seguire efficacemente le traccie come un vero cane.
    - Una volta ANBU, concentrandosi e rimanendo immobile per un turno l'Inuzuka potrà percepire con la massima precisione qualsiasi odore nel raggio di cinque chilometri.


    FNUeMxj
    T
    amashi, finché la telepatia lo aveva permesso, aveva continuato a riempire Yoroi di raccomandazioni e avvisi riguardanti la protezione della sua preziosa metà. Il pennuto però aveva una scarsa pazienza e troncò la comunicazione molto prima che la distanza della telepatia fosse effettivamente finita. Fu un viaggio lungo ed estenuante più del dovuto, si era già separato da Amina, ma quella era la prima volta da quanto aveva Waira in corpo. Forse era proprio la sua influenza ad agitare così tanto Tamashi che sembrava come un drogato in astinenza dalla sua dose. Ogni chilometro che metteva tra sé e la sua cagnolina era una stilettata al cuore, avrebbe voluto far virare Hikari e tornare a casa, mandando a tutti, ma resistette, perché forse poteva trovare delle risposte a quel funerale, era l’unica speranza che gli permetteva di proseguire quell’agonizzante viaggio. La nebbia lo accorse come l’ultima volta, ma sembrava più grigia e cupa, o forse era solo il malumore di Tamashi a renderla tale. L’Inuzuka si perse metà della funzione perché non riuscì a trovare il cimitero in tempo. Oltre ad una schiera di persone anziane, aveva notato la presenza di alcune belle ragazza che piangevano disperate. Nipoti? Amanti? Si poteva aspettare di tutto da Muten, perché nei brevi scambi di parole che si erano dati gli aveva dato l’impressione di essere un eterno giovanotto rinchiuso nel corpo di un vecchio. Il pensiero che affligge a Tamashi era il motivo della sua morte. Era stata naturale o dovuta alle ferite subite? Oppure era stata la presenza del proprio demone a debilitarlo fino a farlo morire? «Che sia lo stesso destino che mi attende?» Terminata la funzione e sfoltita la folla il chunnin poté notare meglio i suoi ex compagni, Yuzin, Yusuke e Mishu che si erano riuniti poco lontano da lui. Inoltre se il suo fiuto non lo ingannava aveva percepito l’odore anche di Tae, ma nonostante ciò non riusciva a vederla. Avvicinatosi al gruppo, poté sentire parte del discorso che avevano iniziato. Il capitano sembrava più interessato all’oggetto legato al demone di Muten che al morto stesso e Yuzin lo aveva bacchettato dicendoci di mostrare un po’ di rispetto per la salma. Non ci bolle molto per fare due più due. Se l’oggetto che aevav il vecchio funzionava allo stesso modo dell’Hakemono, allora aveva appena scoperto come potersi liberare di quella collana maledetta. «In effetti bisognerebbe ringraziare il vecchio, perché ci ha insegnato un modo per poterci liberare di questi oggetti maledetti. Un po’ drastico forse, ma funzionante.» Tamashi entrò a gamba tesa nella conversazione, senza alcun rispetto per la salma o per i gradi superiori dei suoi compagni. Era stufo delle regole, delle gerarchie e degli intrighi. Ma forse avrebbe tritato il modo di riposarsi preso. Per l’eternità .

    PSX-20201017-234822





    Condizioni di Tamashi Inuzuka
    ChakraFisicoMentaleBonus/Malus
    95

    Totale: 95
    ferita lieve al pollicepreoccupato+:
    -:


    Condizioni di Amina
    ChakraFisicoMentaleBonus/Malus
    60

    Totale: 60
    Perfettecuriosa+:
    -:


    Borsa legata alla vita
    Armi/accessoriQuantità
    Pillole del soldato3/3
    Palle luce2/2
    Palle Bomba2/2
    Fumogeni5/5


    Note:
    - Hakemono indossata.
    - Gilet Chuunin indossato.
    - Coprifronte indossato.
    - Borsa indossata.
    - Mantello di pelliccia indossato.
    - Custodia con all'interno un Johyo, indossata.
    - Zaino con all'interno una Kusari Fundo, indossato.








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    Piu' che un viaggio, quello del Nagasaki si rivelo' essere un vero e proprio supplizio, fatto di incertezza e perplessità. Sebbene il luogo menzionato dal compagno fosse vicinissimo alla sua abitazione, egli impiego' una eternità per raggiungerlo. I pensieri avevano rallentato drasticamente i suoi passi, piu' volte fu tentato a voltarsi per tornare da dove era venuto. Detestava i funerali e l'atmosfera che si veniva a creare in quelle circostanze. Si sarebbe sentito a disagio, inadeguato dinanzi a tutti gli altri partecipanti. Amici e parenti avrebbero visto loro, i caduti della Luna, indirettamente responsabili dell'accaduto. Tsk, maledizione. Il cuore aveva cominciato a battere a ritmo irregolare, la fronte era madida di sudore, le dita lunghe ad affusolate scivolavano lungo i vestiti lasciando tracce di bagnato sul tessuto. Li vedo... In contrapposizione alle strade deserte di Kirigakure No Sato, un gruppo di persone piuttosto numeroso si era accalcato presso il luogo di sepoltura. Un silenzio angosciante, interrotto soltanto da pianti e singhiozzi, regnava incontrastato. Con circospezione, il giovane tento' di avvicinarsi maggiormente tenendo la testa bassa. Nessuno lo aveva accolto al suo arrivo: tutti i presenti era impegnati a scrutare il corpo di Muten, ormai privo di vita. Era giunto a destinazione con un po' di ritardo ed alcuni sacerdoti avevano già cominciato a recitare le frasi di rito. Sarebbero stati loro a gestire l'andamento dell'intera cerimonia. Chissà dove si sono cacciati gli altri... Penso' aggrottando la fronte mentre il suo sguardo si spostava da un angolo all'altro del perimetro. Non aveva praticamente aperto bocca dal suo arrivo eppure sentiva l'obbligo morale di fare le condoglianze ai prossimi congiunti, di scusarsi in qualche modo. Nulla di tutto cio' accadde: il fardello che portava sulla schiena era troppo pesante e non sarebbe stato in grado di guardare i familiari negli occhi. Katsumi preferi' dunque rimanere defilato, fino al ricongiungimento con i suoi ex compagni di viaggio. Trovati... Trascorse qualche minuto prima che il Nagasaki riuscisse a trovare i caduti della Luna, o almeno una parte. Mishu, colui il quale lo aveva avvisato dell'evento, si trovava ad una decina di metri di distanza insieme a Yusuke ed Yuzin, tutti rigorosamente in abbigliamento da lutto. Credo che manchi soltanto Tae... Dedusse facendosi forza e coraggio per raggiungere gli shinobi. Ma che... Ad un tratto uno strano senso di spossatezza lo aveva pervaso, sentiva un cerchio stringergli la testa, la corona lo opprimeva come mai prima d'ora. Tentenno', poi cerco' subito di mettersi in sesto scrollando il capo ed allentando l'oggetto ornamentale che portava sul capo. La sua energia si era improvvisamente intensificata. Incrociato lo sguardo di ciascun ninja, Katsumi si limito' a fissare il vuoto sino al termine della cerimonia e della sepoltura di Muten. L'incenso permeava l'aria circostante, abiti scuri si sollevavano a causa del vento come fantasmi. Socchiudendo gli occhi, il rosso recito' una breve preghiera affinchè l'anziano ninja raggiungesse il regno dei morti e trovasse finalmente la pace. Quando la maggior parte dei presenti si dileguo', le prime parole cominciarono ad emergere dal gruppo riunitosi. Se con Muten aveva avuto la possibilità di stringere un minimo i rapporti, con tutti gli altri si rasentava l'indifferenza emotiva. A parte i loro volti ed il loro ruolo rivestito nella società shinobi, il Jinchuriki disconosceva le loro vite e la loro personalità. Assurdo pensare che persone cosi' estranee potessero condividere un destino tanto drammatico. Le fitte al capo non si erano arrestate ma il giovane cerco' comunque di dire qualcosa. Non è forse stata la circostanza migliore per un incontro ma...probabilmente se non fosse accaduto non ci saremmo mai piu' rivisti. Disse con cristallina sincerità mentre fissava il vuoto. Non che non avessi il piacere ma...l'evento che ci ha coinvolto ha reso la mia vita difficile. Confesso' sollevando debolmente le spalle. Non so se dietro a questo "invito" ci sia anche un secondo fine ma...se c'è vi prego di condividerlo subito, in modo da discuterne immediatamente.
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    III: i caduti della luna

    La voce di Yusuke, palesatosi all'improvviso alle mie spalle, ruppe il silenzio che fino a quel momento aveva contraddistinto la cerimonia; le poche parole dei cari e l'omelia del sacerdote erano ormai finiti e gli ultimi attimi in cui gli amici, in fila, avevano sfilato verso la salma aveva dato modo a tutti di salutare il loro vecchio amico. Cosa? Non mi girai ma la mia voce parve sorpresa dalla domanda che mi aveva posto il ninja di Konoha. Quindi non ero l'unico a sapere del medaglione? In effetti chissà che passato potrà aver unito Yusuke e il vecchio... Quando era convalescente in ospedale avevo avuto modo di parlare con Muten di quel prezioso souvenir ma non pensavo che, in quel giorno, sarebbe potuto succedere nulla del genere. Onestamente credo mancasse già da prim... Mentre facevo mente locale nel tentativo di rispondere a Yusuke un'altra voce interruppe la nostra conversazione. Yuzin... Sussurrai a bassa voce mentre questo rimproverava me e il ninja di Konoha di dimostrare poco tatto. Aspetta... Dissi al chuunin che aveva condiviso con me la battaglia contro il demone Kappa mentre cercavo di tornare al punto della conversazione. Questa vicenda è seria... anche se... Esitai un secondo, non mi piaceva parlare di quei lasciti in mezzo alla gente. Fanculo... eravamo li assieme no? Sono sicuro che potrebbe essere un'ottima occasione per scoprire qualcosa in più su questi maledetti demoni e sui loro ''regali'' del cazzo Mi grattai la nuca, stufo di tutta la situazione che quella missione aveva comportato e, mentre accendevo una sigaretta e la mettevo tra le labbra, ripresi la frase lasciata a metà per la seconda volta. Non pensavo che tutti fossero al corrente di quell'amuleto. Questa volta il mio viso si girò fino ad incontrare lo sguardo di Yusuke. Onestamente il vecchio me ne aveva parlato durante il suo ricovero in ospedale ma non ne so molto.... anzi... Inspirai una boccata di fumo dalla sigaretta. In realtà da quello che avevo capito non ne sapeva molto neanche Muten.
    Solo a quel punto sentii una quarta voce, questa volta molto più familiare, farsi largo nella conversazione. Tamashi? La chioma rossa e lunga non poteva appartenere a nessun altro ed anche il tono triste era il suo. Non dirlo neanche per scherzo... non è questo il modo per liberarsi di questi demoni. Sapevo che il suo rapporto con quella cosa lo tormentava a tal punto da averlo fatto isolare dal mondo ma sentirlo parlare della morte come se quasi fosse una ''liberazione'' mi fece venire i brividi.
    Capitano... Dissi tornando a concentrare il mio sguardo su quello dell'uomo che aveva avuto il fardello di condurre quella grave disfatta sull'isola. Perchè è così preoccupato del destino di quell'oggetto? Pensa che qualcuno potrebbe volerlo rubare? Solo allora feci uscire dai polmoni una calda nuvola di fumo bianco che lentamente si disperse tra i presenti.


     
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    «Che cosa?» rispose Ameki.
    Sembrava sorpreso dalle sue domande, ma non turbato. Fece scorrere lo Sharingan lungo il suo viso, alla ricerca delle minime tensioni muscolari che tradissero il suo nervosismo, o l’agitazione di dover mentire davanti ad una domanda diretta. Non ne trovò.
    «Onestamente credo mancasse già da prim—»
    «Ma ti pare il caso di parlare di queste cose ora?» lo interruppe un’altra voce, molto vicina.
    Yusuke si voltò, la bocca distorta in un ringhio. Si trovò di fronte un colosso incappucciato, il volto nascosto sotto un lembo di stoffa scura. I suoi occhi tradivano rabbia, ma non sembrava avere altre intenzioni se non quella di essere particolarmente irritante.
    «Non te ne frega niente che sia morto Muten…?»
    L’Uchiha lo guardò con occhi vacui. Non aveva la più pallida idea di chi fosse quel tizio così fastidioso, senonché aveva ascoltato il suo scambio di battute con Ameki e non pareva turbato, né sorpreso, dal loro conversare riguardo ai Demoni.
    «Yuzin…» mormorò Mishu, guardando il gigante che era addirittura più alto di lui.
    Yuzin… quel nome gli diceva qualcosa. Ah, sì. Asuka, il Chuunin della Foglia. Quello silenzioso, che si era offerto volontario per andare da solo in missione tra le montagne. Un altro dei Caduti della Luna. Che appartenesse al loro allegro gruppetto non gli dava il diritto di venire a dargli lezioni di moralità, obbligandolo a preoccuparsi della morte di quello stupido vecchio.
    «Senti un po’, Asu—»
    Yusuke grugnì, il volto contratto in una smorfia di dolore. Si portò una mano alla tempia, il cervello invaso da giorni di ricordi completamente nuovi, che si impilavano tra le sue memorie tutti insieme, tutti nello stesso momento. Il clone che aveva inviato lì, a Kiri, si era dissolto. "Il clone mandato sulle tracce di Kaori Mitarashi… perché adesso?" Si concentrò sui ricordi più lontani nel tempo, i primi a divenire più chiari nel caos della sua mente.
    Il clone si era insinuato in un vicolo deserto, sgusciando tra la calca di persone che intasava la via d’accesso al quartiere Ovest della Nebbia. Senza fermarsi, aveva mantenuto un passo deciso ed articolato alcuni Sigilli magici, modificando l’aspetto che si era cucito addosso con la Tecnica della Trasformazione. Al di sotto del grezzo mantello, i suoi abiti semplici erano mutati nella stessa stoffa scura che aveva visto indossare ai Ninja di guardia al cancello, sormontata dal gilet bluastro del Villaggio della Nebbia. Aveva indugiato soltanto quando aveva calpestato un’ampia pozzanghera, notando la sua figura riflessa sull’acqua. Il volto che lo fissava dallo specchio riflettente era quello di Nobuo. Si era fatto strada fino agli archivi della Nebbia, usando lo Sharingan quando necessario per ottenere gli accessi che gli servivano. Con l’aiuto di una funzionaria sotto il suo controllo mentale, aveva passato giorni a rovistare tra pile di documenti inutili e noiosi, alla ricerca di qualche traccia che potesse collegare Kaori al Sole Rosso.
    Da un luogo molto lontano, udì affiorare la voce di Mishu Ameki. «Onestamente il vecchio me ne aveva parlato durante il suo ricovero in ospedale ma non ne so molto.... anzi...» Sbatté le palpebre un paio di volte e si concentrò su di lui. «In realtà da quello che avevo capito non ne sapeva molto neanche Muten».
    C’erano troppe informazioni. Non riusciva ad elaborarle tutte prestando anche attenzione a quello che stava accadendo intorno a lui. Una stilettata di dolore alla base del cranio lo riportò da i ricordi del suo clone, rendendo tutto quello che veniva detto da chi gli stava intorno niente più che un brusio indistinto. La copia aveva scoperto che la Mitarashi aveva venduto tutte le sue proprietà, pochi giorni prima di sparire dal Villaggio. Un gesto che il clone aveva interpretato come un chiaro segnale di premeditazione, e di quanto lei stessa fosse consapevole che stava per imbarcarsi in un viaggio di sola andata. Dai fascicoli riguardanti i Tornei delle Grandi Nazioni era emerso non solo che la ragazza fosse già stata campione di un’edizione precedente – cosa che aveva posto i loro duelli sotto una prospettiva differente – ma che, in una di queste, diversi anni prima, avesse combattuto proprio contro Hayato Kusanagi, prima che questi diventasse noto come Sole Rosso. Poteva non voler dire nulla, ma restava il fatto che c’era la possibilità che quei due si fossero effettivamente conosciuti in quell’occasione, al di fuori dello scontro che li aveva visti coinvolti. Avanzò con i ricordi fino all’incontro con un uomo dall’aria minacciosa, che quello stesso giorno lo aveva fermato incalzandolo con domande sulla sua identità, e sul motivo delle sue specifiche ricerche. Messo alle strette, il clone si era dissolto prima lo Shinobi potesse mettergli le mani addosso.
    «Capitano…» lo chiamò Ameki.
    Yusuke tornò in sé, il respiro fattosi affannoso. C’era mancato pochissimo che la sua copertura saltasse. Ma perché le forze della Nebbia erano state messe in allarme da un loro stesso Shinobi, all’apparenza, che cercava informazioni su uno dei loro…?
    Si morse la lingua. Tutto ciò era avvenuto nel momento meno opportuno, e temeva di non riuscire ad afferrare i fili di tutte le cose che si muovevano silenziose intorno a lui, prima che gli sfuggissero tra le mani. Si guardò intorno, accantonando per un momento ogni considerazione su Kaori e la sua ricerca di Kusanagi. Si accorse di essere circondato dai suoi vecchi compagni di squadra: erano sbucati anche Nagasaki e Tamashi a formare un piccolo gruppetto nel cimitero ormai quasi del tutto vuoto. Inarcò un sopracciglio quando vide che l’Inuzuka era venuto senza il suo cane. Il che era molto strano, perché non se ne separava quasi mai.
    «Perché è così preoccupato del destino di quell'oggetto? Pensa che qualcuno potrebbe volerlo rubare?»
    Yusuke sentì gli occhi di tutti puntati su di lui. Si passò una mano sul viso, sospirando. Non aveva tempo per tutto quel teatrino fatto di mezze domande e cose non dette. Non se voleva arrivare ad una soluzione concreta.
    «Allora, parliamoci chiaro, tutti quanti» disse, abbastanza forte perché tutti potessero sentirlo. «Muten portava con sé un ciondolo, una pietra blu. Quella pietra conteneva un demone vivo, ed ora che è morto è sparita». Fece correre lo sguardo su ciascuno di loro, posandosi per ultimo su Tamashi, dove indugiò più a lungo. «Percepisco su ognuno di voi tracce di uno dei demoni che abbiamo combattuto, quindi so che capite di cosa sto parlando, quando dico che quell’amuleto non può cadere nelle mani sbagliate. Chi lo ha preso? E perché…?» Fece saettare lo Sharingan verso Mishu Ameki. «In quanti sapevano che cosa portava al collo? Chi lo ha rubato, su ordine di chi ha agito…?»



    Edited by Glustrod - 29/12/2020, 15:18
     
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    Pochi secondi dopo che Yuzin interruppe bruscamente l'Uchiha, l'attenzione dell'eremita si rivolse verso colui che probabilmente era il più vicino al defunto Muten: Yuzin... aspetta... questa vicenda è seria... anche se... mormorò a bassa voce Mishu interrompendosi per un attimo mentre si grattava la nuca: Non pensavo che tutti fossero al corrente di quell'amuleto. continuò infine il ragazzo dai capelli cremisi dopo che si accese una sigaretta: Beh ad essere onesto io non ne sapevo molto visto che nemmeno durante quell'inferno nell'isola non ho mai avuto l'occasione di incontrare nessuno apparte te Mishu... replicò il mezzo demone della foglia interrompendosi per un paio di secondi per riprendere fiato: ... ho semplicemente sentito lui che ne parlava appena ero arrivato. concluse poi la frase mentre indicò con l'indice sinistro l'Uchiha, poi continuò: Comunque non dico che non bisogna parlarne ovviamente, se c'è veramente un modo di liberarsi di questi dannati demoni che usano il nostro corpo come un albergo sarò il primo ad aiutare, dico solo che non è questo il momento più adatto... anche se non tutti lo conoscevano bene, ma Muten era comunque uno di noi e penso sia più rispettoso dargli l'ultimo saluto piuttosto che ignorarlo per pensare a come liberarsi dei demoni, tutto qui. disse infine dando la sua opinione più chiaramente visto come si era posto pochi momenti fà, in effetti anche l'eremita pensò che non era stato molto chiaro.
    Poco dopo che Yuzin finì di parlare, sentì un'altra voce: In effetti bisognerebbe ringraziare il vecchio, perché ci ha insegnato un modo per poterci liberare di questi oggetti maledetti. Un po’ drastico forse, ma funzionante. affermò un ragazzo con dei capelli lungi e dello stesso colore di quelli di Mishu: Tsk... abbiamo anche il comico ora... pensò irritato ma al tempo stesso incredulo alle parole che aveva appena sentito, l'eremita stava per rispondere ma di colpo si sentì chiamare: Senti un po’, Asu— affermò l'Uchiha interropmendosi all'improvviso mentre si portò una mano alla tempia, Yuzin notò un'espressione di dolore sul volto dell'Uchiha mentre quest'ultimo grugnì: Ehi, t-tutto apposto? balbettò Yuzin con preoccupazione rivolgendosi al ragazzo.
    Quando l'Uchiha si riprese, Mishu gli porse alcune domande: Allora, parliamoci chiaro, tutti quanti. Muten portava con sé un ciondolo, una pietra blu. Quella pietra conteneva un demone vivo, ed ora che è morto è sparita. Percepisco su ognuno di voi tracce di uno dei demoni che abbiamo combattuto, quindi so che capite di cosa sto parlando, quando dico che quell’amuleto non può cadere nelle mani sbagliate. Chi lo ha preso? E perché…? furono le parole in risposta alle domande del ragazzo dai capelli cremisi, Yuzin sentendo quelle parole iniziava a capire meglio la situazione, ed anche il perchè l'Uchiha si preoccupasse più di una collana che del funerale di Muten: Non ha tutti i torti in effetti... questi demoni non sono cose da prendere alla leggera... pensò Yuzin mentre si passava la mano lungo la mandibola mentre pensava a qualche possibile inizio di una pista per trovare l'amuleto: Beh... io non lo conoscevo quasi per niente ma... disse il mezzo demone della foglia mentre fece una breve pausa: ... perchè non proviamo a controllare i posti che erano più familiari per Muten quando era vivo? Tipo casa sua, o qualche suo parente... continuò interropendosi di nuovo mentre pensava ad altri posti più probabili: ... magari anche in ospedale... visto che Mishu ha detto che era stato ricoverato, giusto? Probabilmente gli avranno tolto l'amuleto prima del ricovero e l'avranno messo in qualche deposito o roba del genere per poi restituirglielo quando lo avrebbero dimesso... dite che sia probabile? concluse infine Yuzin con una domanda, mentre il suo sguardo si incrociava per qualche secondo con tutti i partecipanti della conversazione.
     
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    Henge No Jutsu - Tecnica della Trasformazione
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    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Ninjutsu
    Grazie a questa Tecnica il Ninja potrà assumere l'aspetto d'una qualsiasi persona o oggetto, ma il peso e le dimensioni reali dell'utilizzatore rimarranno invariate e non potrà trasformarsi in nulla di più piccolo di un cucciolo di cane o più grande di un orso.
    Siccome la Tecnica non cambia il peso dell'utilizzatore bisogna fare attenzione, ad esempio sarà infatti possibile tramutarsi in uno Shuriken Gigante, ma sarà poi impossibile lanciarlo in assenza di un bonus alla Forza. Eventuali Armi possedute dal Ninja saranno utilizzabili solo se non camuffate tramite questa Tecnica. Questa è considerata la Tecnica di livello E più difficile da apprendere, difatti solo un Genin molto abile sarà capace di replicare alla perfezione l'aspetto di qualcuno, mentre inizialmente sarà possibile ad un occhio attento notare diverse imperfezioni.
    La tecnica si dissolve dopo aver subito un danno lieve.

    Bikou Ninjutsu - Tecnica dell'Inseguimento Silenzioso
    GVqe
    Villaggio: Tutti
    Livello: E
    Tipo: Supplementaria
    Grazie a questa Tecnica è possibile concentrarsi maggiormente sul celare la propria presenza ed in particolare ridurre notevolmente la probabilità d'essere individuati durante un inseguimento. Sarà quindi possibile usufruire al meglio degli oggetti circostanti per nascondere la propria presenza al nemico.
    Consumo: N/A


    C’era davvero qualcosa che accumunava tutta loro; forse era un caso e lo shinobi aveva sempre avuto quello sguardo, eppure sembrava davvero di guardarsi allo specchio. Riconosceva in quell’energumeno, che aveva l’olezzo di qualcuno che si era appena fatto un bagno in una pozzanghera, la stessa espressione che a volte scopriva di avere lei stessa, la stessa che aveva Yuzin durante il loro scontro al tempio, la stessa di Yusuke sulla barca e in quella mattina a Kiri dove si erano detti addio. Lo sguardo dell’uomo era vuoto, inespressivo e leggermente rivolto verso il basso, le sopracciglia aggrottate e ravvicinate. Sulla fronte sollevata erano come incise delle rughe, gli occhi erano spenti e malinconici; tutto del suo volto sembrava ricordare qualcosa di perso.
    Provò pena.
    Così come l’aveva sentita nei confronti degli altri ex compagni. La rabbia e il disgusto parevano prendere forma solo quando i Caduti non avevano un volto. Si rese conto, per un solo istante, della totale inaffidabilità dei suoi pensieri, dei suoi ragionamenti. Che le sue lunghe e arzigogolate elucubrazioni avevano la stessa autorità dei capricci di un bambino e che il riconoscersi sui volti di quei disgraziati era la cosa che più di tutte la spaventava.
    Tuttavia riprese subito il controllo. Indossò la sua corazza di fango e si sforzò di schiarire la mente appannandola nuovamente con i suoi giudizi veloci; cercò di riportare i suoi pensieri su quanto di più frivolo e materiale le venisse in mente:
    come diavolo si chiamava??...aahhh…Mishu è quello di Kiri…Yuzin è quello con la faccia mostruosa…lui era…Tama…Tamago? Tamashi?...Tama Inuqualcosa. Non ci sono dubbi però questo tizio si trovava a Tsuki con noi quella mattina.
    Nel frattempo, un imprevisto irruppe come un fulmine a ciel sereno, il funerale era concluso e le persone venute a rendere omaggio al vecchio iniziavano a lasciare il cimitero; Tae sentì un brivido freddo correrle lungo la schiena, quelle persone erano il suo “inganno” migliore, un muro dietro il quale nascondersi. Le sole sembianze di un bambino non le avrebbero permesso di rimanere inosservata a lungo e senza quella massa a farle da diversivo avrebbe presto dovuto trovare un modo alternativo per mimetizzarsi. Iniziò a guardarsi intorno, ad agitarsi. Gocce di sudore iniziavano a condensarsi sulla fronte, le pupille si erano improvvisamente dilatate e disperatamente cercavano una improbabile soluzione.
    La kunoichi sentì la mano destra tremare e come d’istinto serrò la presa; stringeva forte il pugno facendo tensione con tutti i muscoli del braccio, digrignava i denti e cercava di regolare il respiro già affannoso, respirando a pieni polmoni.
    Si stava innervosendo, troppo per riuscire a concentrarsi a dovere: la ragione per la quale aveva deciso di nascondere la sua presenza ora sembrava quasi non contare più, sostituita da una paura irrazionale. Non voleva incontrare i suoi ex-commilitoni certo, ma non riusciva a spiegarsi il perché di quella improvvisa paura. Si sentiva braccata, come se dal trovare un riparo dipendesse la sua vita.
    Si passò una mano sulla fronte, poi di nuovo fra i capelli.
    Il camposanto diventava sempre più vuoto e ad ogni gruppo di persone che salutava per l’ultima volta la salma, il suo battito aumentava, la temperatura diminuiva e le mani tremavano.
    Sta calma, sta calma, sta calma, sta calma, sta calma STA CALMA CAZZO….non ora…non adesso…devo concentrarmi…devo stare calma…prima di tutto, localizziamo gli altri membri del gruppo e poi troveremo un posto dove nasconderci…dove siete?
    Lo sguardo improvvisamente si spostò su Tamashi, l’uomo infatti prese a muoversi verso la sua destra.
    Dove vai?
    Penso Tae, indecisa se pietrificarsi o meno dalla paura.
    Mi ha scoperta??! Di già??!...ah…no…eccovi dunque…siete davvero tutti qui.
    I caduti della Luna erano riuniti tutti intorno al loro capitano. Yusuke Uchiha.
    Sembra diverso.
    Fu l’unico commento che le venne in mente. Avere uno sguardo severo, stoico. Non si intravedeva nessuna emozione. Le labbra di Tae si piegarono in una istintiva smorfia di dolore. L’ultima volta che l’aveva visto aveva percepito una forte tristezza, un distinto richiamo d’aiuto e le era piaciuto molto vederlo in quel modo. Non ci aveva più pensato ma ora che i suoi pensieri tornavano a quella mattina le era piaciuta quella sensazione: si era sentita…necessaria. Ricordava ora di aver pensato che un suo gesto d’affetto avrebbe risollevato il suo animo, che una sua carezza avrebbe rasserenato il suo compagno. Si sentiva capace di condizionare positivamente quel ragazzo e adatta ad indossare dei panni materni per una volta, che poteva incidere anche senza il suo spirito agonistico, anche senza “colpire più forte”, anche non facendo il ninja. Ricordò che quella sensazione l’aveva irrigidita e che andando contro quella piacevole consapevolezza si era ritratta subito esternando solo freddezza e distacco. Ricordò che immaginare di aver ferito Yusuke sparendo nel nulla…anche quello le era piaciuto.
    Non erano rimaste che una decina di persone e fra queste si mosse silenziosa, girando furtivamente intorno a quella comitiva di disgraziati. Si avvicinò ad una lapide, la più vicina e si inginocchiò fingendo di pregare per il suo proprietario. Era distante una decina di metri poco dietro di loro, si concentrò acuendo i sensi. Erano andati tutti via, tutti tranne i Caduti.

    Muon Satsujin - Tecnica dell'Omicidio Silenzioso
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    Villaggio: Kirigakure no Sato
    Livello: B
    Tipo: Taijutsu
    Questa Tecnica viene utilizzata in condizioni di visibilità scarsa o assente, come in un luogo buio o nei pressi di fitti banchi di nebbia. La Tecnica consiste nell'individuare l'avversario potenziando l'udito e l'olfatto, potendosi muovere e attaccare anche senza l'utilizzo della vista, facendo leva sull'effetto sorpresa. Finché resta attiva il fiuto dello Shinobi è paragonabile a quello di un Genin del Clan Inuzuka, non sarà dunque possibile identificare con precisione dov'è l'avversario, ma si riuscirà a capire se è vicino o lontano. Nel caso in cui si segua una traccia di sangue, si potrà invece individuare con la massima precisione la sua posizione. L'udito risulta essere maggiormente sviluppato e permette allo Shinobi di percepire persino il battito cardiaco dell'avversario. La capacità nel focalizzarsi sui diversi rumori è elevata, ma rumori molto forti, come l'esplosione di una carta-bomba, potrebbero distogliere l'attenzione dell'utilizzatore, anche se solamente per pochi istanti. Nel caso in cui ci siano numerosi soggetti, come cloni d'entità fisica, l'utilizzatore potrebbe facilmente confondere i bersagli visto che producono rumori "simili". L' olfatto sottoterra o in acqua è completamente inutile e l'udito potrà essere utilizzato solo contro avversari in movimento.
    Consumo: 8 (A Turno)

    Muten portava con sé un ciondolo, una pietra blu. Quella pietra conteneva un demone vivo, ed ora che è morto è sparita...
    Cosa?!
    Percepisco su ognuno di voi tracce di uno dei demoni che abbiamo combattuto, quindi so che capite di cosa sto parlando...
    Percepisci? Cosa…che vuoi dire?
    Chi lo ha preso?
    Di che diavolo stai parlando? Perché tanto interesse Yusuke? Perché perdi ancora tempo dietro queste storie…perché avete tutti voglia di continuare a ricordare?...idioti.




    Tae Nobunaga [Kiri]

    Chunnin
    fSsO621
    Mai sanguinare davanti agli squali...
    I

    ChakraFisicoMentale
    154-8-1=145OttimaleAngosciata
    Borsa
    Armi da LancioAccessori
    Abbigliamento
    SlotOggettoDescrizione
    FoderoNihiruSchiena
    Arma Leggera////
    //////
    Abbigliamento
    AbbigliamentoFasce di CuoioNon Indosso [Stinchi]
    AbbigliamentoGomitiereNon Indosso
    Gilet Kiri
    Armi da LancioAccessori
    Note


    narrato - parlato - pensato
    codice role © Akicch; NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT




    So here you lie, in the belly of the shark...so fucking cold so fucking dark!
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  12. Kabu™
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    Tamashi
    Inuzuka


    Legenda
    «parlato Tamashi»
    pensato Tamashi
    parlato Waira
    telepatia Volatili
    «parlato Hanzo»

    Fiuto dell'Inuzuka
    GpQx


    I membri del Clan Inuzuka risulteranno avere un fiuto incredibilmente sviluppato, che in base al loro livello risulta essere sempre più fine ed efficace. Potranno a qualsiasi livello tracciare con facilità odori come il sangue; per quanto la percezione d'odori neutri e dunque scovare con precisione un eventuale avversario, il raggio varia in base al livello.
    Genin: 10 metri; Chuunin: 30 Metri; Sp Jounin: 60 Metri; ANBU: 100 Metri
    - Una volta Sp Jounin potranno seguire efficacemente le traccie come un vero cane.
    - Una volta ANBU, concentrandosi e rimanendo immobile per un turno l'Inuzuka potrà percepire con la massima precisione qualsiasi odore nel raggio di cinque chilometri.


    FNUeMxj
    T
    Perché sono qui? Si chiese mentre ascoltava con un disinteresse le parole che si scambiavano i suoi ex compagni. Tamashi era sempre stato un tipo solitario, preferiva stare da solo piuttosto che passare del tempo con un altro umano, ma questo sembrava troppo anche per lui. Con quelle persone aveva condiviso una parte della sua vita, si erano coperti le spalle a vicenda, ed avevano cercato un modo per far funzionare una missione destinata a fallire, doveva esserci un legame, anche flebile che li unisse. Tamashi passò lo sguardo ad uno ad uno senza provare il benché minimo sentimento. A parte Mishu con il quale aveva un rapporto profondo che andava al dì la del legame fraterno, per gli altri non provava nulla, né odio né amore. Solo l’indifferenza. Stessa cosa per quel vecchio, la sua morte era paragonabile a quando muore il cugino di un tuo vicino, ti dispiace giusto il tempo della notizia, poi il nulla. «Tsk…» Ignorò il commento del fratello con un gesto di stizza. Non era giornata e la distanza che aveva messo da Amina rendeva ancora più intrattabile l’Inuzuka. Separarsi da lei era sempre traumatico, ma ora che aveva quel mostro in corpo sembrava una tortura. I loro discorsi si erano focalizzati sulla collana di Muten che teneva uno dei demoni. Yusuke prese la parola passando lo sguardo su ognuno dei presenti soffermandosi su Tamashi per qualche secondo in più. Voleva sapere a tutti i costi dove fosse finita quella collana. Percepisce i demoni? Tamashi sostenne lo sguardo del suo ex capitano senza rabbia o sfida, solo come quando si incrocia lo sguardo di uno sconosciuto. Ormai nessuno dei presenti (Mishu a parte) aveva valore per lui. Gli unici due con cui poteva dire di aver stretto un rapporto erano Jinsuke e Hiroyuki, il primo per la missione che avevano svolto insieme, il secondo perché aveva cercato di ucciderlo. Yusuke era stato il suo maestro per la Kuchiyose no jutsu, ma sembrava un passato talmente remoto, un era diversa, troppo lontana perché potesse rimanere un legame saldo. Mishu sembrava preoccupato che la collana fosse andata rubata, mentre il gigante incappucciato, Yuzin, era più propenso a trovare una soluzione, proponendo di andare a cercare il monile negli ultimi posti frequentati da Muten. Tutto questo è così ridicolo. Pensò poco prima di prendere la parola. «Con tutta sincerità… Non me ne frega un cazzo di dove è finito quel cazzo di amuleto. Che sia a Kiri, a Iwa o sul fondo dell’oceano. Non me ne frega un cazzo nemmeno di quel vecchio. Per non parlare di voi. Io ero venuto solo per trovare un metodo per liberarmi dal mio demone. L’ho trovato. Fine. Yusuke se vuoi un'altra collana con un demone sai dove trovarmi.» Si voltò senza attendere una risposta, facendo un profondo respiro di autocontrollo perché avrebbe voluto dire anche che non gliene fregava nulla nemmeno di Konoha. Non salutò e non specificò che quelle parole fossero rivolte a tutti tranne che a Mishu, lui lo sapeva che insieme ad Amina era l’unica altra persona per cui avrebbe dato la vita, lo conosceva troppo bene. L’aria entrò nei suoi polmoni, passando per le narici che vennero stimolate nuovamente con l’odore di un altro caduto della luna, che però non era presente al raduno, o meglio non voleva farsi vedere. «Scusa fratello, ma non ha senso che resti qui. Sarà per la prossima volta. Magari potreste invitare la nostra amica alla riunione, visto che ora c’è un posto libero.» Disse indicando con lo sguardo una lapide poco lontana dove un bambino inginocchiato stava pregando o meglio era quello che stava dando a vedere. Poi si allontanò a piedi senza voltarsi. Stava fuggendo? Forse, ma almeno stava fuggendo per tornare dalla sua metà. Amina aspettami sto arrivando. Con la tristezza nel cuore per l’amara scoperta, anche se in cuor suo qualcosa glielo aveva già fatto intuire.

    PSX-20210119-152245





    Condizioni di Tamashi Inuzuka
    ChakraFisicoMentaleBonus/Malus
    95

    Totale: 95
    ferita lieve al pollicepreoccupato+:
    -:


    Condizioni di Amina
    ChakraFisicoMentaleBonus/Malus
    60

    Totale: 60
    Perfettecuriosa+:
    -:


    Borsa legata alla vita
    Armi/accessoriQuantità
    Pillole del soldato3/3
    Palle luce2/2
    Palle Bomba2/2
    Fumogeni5/5


    Note:
    - Hakemono indossata.
    - Gilet Chuunin indossato.
    - Coprifronte indossato.
    - Borsa indossata.
    - Mantello di pelliccia indossato.
    - Custodia con all'interno un Johyo, indossata.
    - Zaino con all'interno una Kusari Fundo, indossato.








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    Narrato / Pensato / Parlato / Parlato altrui / Parlato demone

    Ad un tratto, Katsumi ebbe la sensazione di essersi immischiato in una gran brutta faccenda. Il passato gli era crollato addosso ancora una volta e nella maniera piu' inaspettata. Sebbene il giovane fosse stato consapevole fin dall'inizio delle conseguenze a cui sarebbe andato incontro una volta presentatosi al funerale infatti, mai si sarebbe immaginato di discutere cosi' animosamente con i Caduti della Luna. La morte di Muten paradossalmente non costituiva il vero fulcro del problema, qualcosa di piu' prezioso di una vita umana sembrava essere stato perduto. Prova a ricordare, maledizione! Si ripeteva il Jinchuriki nel tentativo di fare mente locale: nella sua testa le immagini dello scontro con il Re Indegno si susseguivano ad un ritmo incredibile. Perchè è così preoccupato del destino di quell'oggetto? Pensa che qualcuno potrebbe volerlo rubare? Domando' Mishu Ameki a Yusuke, il Leader del gruppo. Allora, parliamoci chiaro, tutti quanti. Esordi' l'Uchiha, evidentemente sotto pressione a causa dei suoi sottoposti. L'atmosfera era cambiata, l'aria era tesa. Il funerale, in procinto di concludersi, era passato in secondo piano fungendo da cornice. Muten portava con sé un ciondolo, una pietra blu. Quella pietra conteneva un demone vivo, ed ora che è morto è sparita. Nella maniera piu' breve e concisa possibile, il ninja sintentizzo' la questione allarmando tutti i presenti. Stando alle parole dell'Uchiha, ciascuno shinobi aveva portato con sè un "ricordo" della battaglia. Seguirono domande inquisitorie circa la scomparsa dell'amuleto di Muten. Katsumi non ne era sicuro ma forse poteva rispondere ad alcuni di quei quesiti, avendo combattuto con il vecchio nelle battute finali della vicenda. Alcune parole ed alcuni gesti compiuti all'epoca dal defunto adesso gli sembravano meno oscuri. Il gruppo aveva il dovere morale di trovare una soluzione a quel problema. Le ripercussioni legate alla sconfitta nel Paese della Luna erano già state enormi e lo stesso Nagasaki non aveva alcuna intenzione di peggiorare le cose lasciando che un amuleto o un demone circolassero a piede libero nel mondo. Dolenti o nolenti, la responsabilità ricadeva su di loro. A tal proposito, Yuzin propose di ricercare l'oggetto nei luoghi piu' familiari a Muten, probabilmente alludendo alla possibilità che lo stesso fosse stato smarrito o custodito con particolare premura per volere dello stesso proprietario. Una ipotesi plausibile ma secondo il Jinchuriki troppo ottimistica. Con tutta sincerità… Non me ne frega un cazzo di dove è finito quel cazzo di amuleto. Che sia a Kiri, a Iwa o sul fondo dell’oceano. Non me ne frega un cazzo nemmeno di quel vecchio. Per non parlare di voi. Io ero venuto solo per trovare un metodo per liberarmi dal mio demone. L’ho trovato. Fine. Yusuke se vuoi un'altra collana con un demone sai dove trovarmi. Tuono' Tamashi mandandolo su tutte le furie. Lo shinobi aveva una visione completamente opposta al giovane, il quale continuava a rimproverarsi gli errori commessi. Mantieni la calma e...cerca di ricordare. Si sforzo' il Jinchuriki mentre l'Inuzuka si allontanava menzionando la presenza di un altro membro del gruppo, forse celato a tutti gli altri. I suoi occhi puntarono dunque l'Uchiha, forse il solo che avrebbe potuto ascoltarlo. Sentiva di potersi fidare di lui e probabilmente condivideva i suoi stessi intenti in merito a quella faccenda. "Quando ricorrerò alla nostra tecnica bandiera, non curarti di me, pensa solo al nemico, tienilo ben a mente!". Affermo' a bruciapelo prendendo un bel respiro prima di continuare. E' questo quello che mi ha detto poco prima di intraprendere lo scontro con il Re Indegno. Successivamente il velo di nebbia è calato sul campo di battaglia ed io ho seguito le sue indicazioni. Il nemico ha menzionato un certo Shaka e la sua attitudine ad agire nella foschia. Durante lo scontro ho effettivamente constatato che Muten sembrava essere molto a suo agio li' dentro, in una maniera inusuale persino per un kiriano, tanto da saper incastrare perfettamente i suoi attacchi con i miei. Rivelo' con un filo di voce per non farsi sentire da nessun altro, avvicinandosi maggiormente ed istintivamente a Yusuke. Avvertivo un forte senso di disagio e pressione al suo fianco... Furono le sue ultime parole, non erano tante ma poteva costituire un inizio.

    Chakra: 100%
    Condizioni fisiche: ottimali
    Condizioni psicologiche: visibilmente a disagio
    Equipaggiamento: completo
     
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    «Parlato Maemi» - "Pensato Maemi" - «Parlato Mishu» - «Parlato altri»

    «Come hai detto che si chiama?»
    «Nariko Okada».
    Gli occhietti dell'infermiere si illuminarono di comprensione, prima di rabbuiarsi. «Ah, sì, Nariko. È in sala operatoria».
    «Ma mi ha detto lei di venire a quest'ora» ribatté Maemi in automatico. «Il suo turno finiva dieci minuti fa».
    «Che vuoi che ti dica, c'è stata un'emergenza. Con un po' di fortuna sarà fuori tra un'oretta».
    Un'ora. La kunoichi dai capelli rossi lo guardò con sgomento, gli occhi che presero a vagare distrattamente oltre il suo interlocutore, adocchiando una hall in preda ad un'anonima agitazione. Quella che sembrava essere un'attività frenetica e confusa, in realtà era il risultato di un ordinato schema quotidiano di cui solo gli addetti ai lavori erano a conoscenza; per tutti gli altri, sarebbe sembrato solo uno sciame indistinto e senza apparente senso di divise bianche che andavano e venivano, come un alveare affaccendato.
    «Non c'è proprio modo?» insistette allora Maemi, riscuotendosi dai propri pensieri. «Ho urgente bisogno di parlarle...»
    «È in sala operatoria» ribatté l'infermiere, ora scocciato. «Ti è chiaro che vuol dire o devo prenderti un dizionario?»
    Sul volto di Maemi balenò un rossore di rabbia, prontamente soppresso. Si dovette mordere la lingua, perché era ben consapevole di non poter pretendere un bel nulla. Lei era lì in veste di supplicante; doveva solo scambiare due parole con la sua amica e farsi fare un favore, per così dire, sottobanco. Qualcosa che non era il caso di sbandierare ai quattro venti.
    La ragazzina ci mise un attimo per rispondere. «Aspetto nei corridoi» disse infine, voltandosi al "phm!" soddisfatto dell'infermiere. Iniziò ad allontanarsi, ma fece solo pochi passi prima di fermarsi di botto. Un'ora era troppa, e il pensiero di passarla in quei corridoi illuminati al neon, in compagnia dell'insopportabile puzza di disinfettante, avrebbe fatto cascar la voglia a chiunque. Gli ospedali non le erano mai piaciuti, e aveva avuto la fortuna di frequentarli pochissimo rispetto alla media. E su questo, ancora una volta, doveva rendere grazie a Nariko: trovava sempre tempo per rimetterla in sesto nonostante gli impegni sempre più pressanti dell'ospedale, risparmiandole la rottura di passare per quelle mura bianche e asettiche. E anche quella volta si era rifatta all'indole altruista dell'amica d'accademia, sempre disponibile a darle una mano. Ma ora Maemi aveva fretta.
    La sua partenza per la Repubblica dei Samurai era fissata fra tre giorni, e la prospettiva di un incontro con Nariko prima di allora era infattibile. La ragazzina sospirò, portandosi una mano a stropicciarsi gli occhi e oscurando così buona parte del viso. Quella che doveva essere una semplice commissione, veloce e indolore, si stava rivelando un grattacapo mica da ridere, e Maemi non aveva tempo. "Che devo fare? Resto o non resto? Torno tra un'ora? E se dovesse uscire prima e non trovarmi? Che palle..."
    Nel mentre, la testa di qualche ficcanaso si era voltato verso di lei, incuriositi dalla visione di una ragazzina ferma immobile in mezzo al corridoio, la mano in faccia come se stesse riflettendo sul dilemma della vita. Ma ogni sguardo tornava poi al proprio posto non appena adocchiavano il coprifronte legato alla nuca, la placca metallica seminascosta da una frangetta; quello era l'unico indumento che denunciava il suo status di kunoichi. Per il resto, sembrava una ragazzina come tutte, con quella salopette verde scuro e i capelli infuocati stretti in una coda di cavallo. Cosa stava a fare lì?, si chiedevano, prima di riportare lo sguardo diritto, chiudendo quella piccola parentesi pettegola che nelle pesanti ore di lavoro rappresentava una ventata di aria fresca. Il mistero della kunoichi imbambolata era chiuso per tutti nel momento in cui passavano oltre, riportando la testa ai propri problemi. O forse, non proprio per tutti.
    sdgFv3L
    ChakraFisicoMentale
    -175;-Ottimale;-Indecisa;
    Note-Priva di qualsiasi equipaggiamento ad eccezione del Coprifronte;
     
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    I: Strane somiglianze

    Allora vediamo, il prossimo paziente dovrebbe essere... Il mio dito indugiava svogliato sulla lista cartacea che quella mattina avevano appoggiato sulla scrivania: i miei occhi scorrevano velocemente nomi e orari di visita fino a quando non mi accorsi che, caso raro, avevo un buco di circa trenta minuti prima dell'arrivo del prossimo paziente. Con un mezzo sorriso sulla bocca mi stiracchiai buttando tutto il peso all'indietro e tirando le braccia verso l'alto nel tentativo di allungare la schiena. Che bello, non capita mai di avere un po' di tempo libero qui dentro, mi sembra di essere sempre in turno negli ultimi mesi. Mi alzai dalla sedia con un bello slancio mentre cercavo di ricordare l'ultima volta che avevo visto il sole; sarei sembrato tragico se lo avessi raccontato ad alta voce ma in effetti, tra l'accorciarsi delle giornate invernali e l'aumentare del lavoro tipico dei periodi freddi entravo al lavoro la mattina prima dell'alba e spesso uscivo dopo che il sole era tramontato. Quasi quasi ne approfitto per fare una passeggiata in cortile! Per arrivare al cortile dovevo attraversare il lungo corridoio che portava al banco dell'accettazione e sicuramente avrei trovato un gran frastuono ma, per godersi un po' di sole, ne valeva la pena.
    A passi lunghi mi inoltrai nel reticolo che era l'ospedale fino a giungere nel corridoio della Hall proprio mentre qualcosa di interessante sembrava aver catturato l'attenzione di molti miei colleghi. Mmm? Che starà succedendo? Nella stanza infatti tutti stavano osservando una figura, che io potevo scorgere solo di spalle, ricoperta di una particolarissima chioma rosso fuoco legata in una cosa. Chi sarà? Il mio occhio ricadde sulla fascia che le cingeva la testa e che indicava, senza dubbio, la sua appartenenza al gruppo degli shinobi di Kiri. Un ninja? Che le possa servire una mano? Non osai avvicinarmi fino a quando, voltatasi verso il centro della stanza, non notai la sua giovane età; Cavolo, la somiglianza è davvero incredibile... e potrebbe pure avere circa la stessa età di Kira Quel dettaglio, che ai più sarebbe sicuramente risultato indifferente, mi spinse ad avvicinarmi. Ciao! Dissi avvicinandomi lentamente per evitare di metterla a disagio alzando una mano in segno di saluto. Ho sentito che stai cercando qualcuno... Più mi avvicinavo e più la ragazza mi appariva per certi versi simile a mia sorella: entrambe avevano una carnagione chiara e gli occhi di un blu molto intenso e profondo; anche i lineamenti in realtà, le facevano assomigliare. So che potrei sembrare indiscreto ma sono un medico di questo ospedale e se hai bisogno ora sono libero... Sentivo che stavi cercando qualcuno giusto? I miei trenta minuti liberi, in un lampo, non erano più così importanti e nella mia testa la curiosità di sapere cosa stesse succedendo a questa giovane ragazza aveva ormai catturato la mia attenzione.


     
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50 replies since 23/5/2019, 19:36   2288 views
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