Supaku Handoru vs. Yusuke Uchiha

E così...Gajin Koura torna ancora una volta in vita... pensò sorridendo alla faccia specchiata nello spoigliatoio. Una ciocca di capelli neri gli cascò sull'occhio buono mentre con un gesto quasi stizzito la risistemava dietro l'orecchio. Il taglio di capelli che aveva fatto tempo prima, in modo da averli più corti rispetto al passato, aveva portato con sé qualche scomodità, prima fra tutte, la sua incapacità di riuscire a trovare una acconciatura comoda ed evitare che quelli continuassero a cascargli sul viso.
Quante volte aveva indossato quel travestimento per infiltrarsi nel Torneo delle Cinque Grandi Nazioni ormai? Tre, quattro? Non lo ricordava. Certo, per un ninja "peculiare" come lui, era difficile impersonare ogni volta uno shinobi di Oto differente, soprattutto uno che potesse possedere lo Sharingan in un occhio. L'ultimo torneo era stato fronteggiato da un ANBU di Otogakure, ora si era aspettato qualcosa di simile ma a quanto aveva capito il Covo era cresciuto negli ultimi anni e la sua influenza si era ramificata anche all'interno dei grandi Villaggi. Far girare le teste dall'altra parte sembrava più facile quando avevi il portafoglio più gonfio a quanto pareva. Hagoromo all'inizio era sempre stato avverso alla sua mania di infiltrarsi nei Tornei per controllare e spiare altri ninja e mettersi alla prova. Troppo rischioso aveva detto, troppo sulla pubblica piazza, se voleva mettersi alla prova c'erano fin troppe missioni di omicidio di bersagli importanti da portare a termine dove cimentarsi contro ninja regolari era quasi una garanzia. Il problema era che quei ninja non sopravvivevano per raccontarlo, non potevano crescere, non potevano mostrargli cosa potevano diventare.
Si passò una mano sulla fronte, risistemandosi una seconda ciocca ribelle. Era per quello che a lui piaceva presentarsi al Torneo, per rivedere ninja che aveva già sfidato in passato, per affrontarli di nuovo, per vedere quanto erano cresciuti e lui con loro, per mostrargli qualcosa di nuovo oppure di vecchio.
Forse la vecchiaia mi sta facendo divenire nostalgico... Sbuffò e il Gajin Koura che aveva davanti fece lo stesso. Irreale pensarae che stava indossando di nuovo la sua maschera facciale, o almeno, qualcosa di molto simile, una sola maschera non durava così a lungo.
Qualcuno bussò alla porta e lui si girò facendo frusciare il kimono nero con gli orli verdi mentre il doppio fodero posto poco sopra la doppia borsa cigolava lievemente nel cuoio della cintura. Uno shinobi pelato con una lunga cicatrice che gli partiva dall'occhio destro e gli arrivava fin dietro la nuca gli fece silenziosamente cenno che era giunta l'ora. Quel ninja il cui coprifronte in tessuto violaceo stretto sulla testa recava il simbolo del Suono era uno dei molti ninja sul libro paga del Covo e a quanto pareva anche uno di pochissime parole. Nello specifico, nessuna.
L'uomo si esprimeva a gesti e segni, grugnendo ogni tanto. Lui sospettava fosse davvero muto o che qualcuno lo avesse fatto diventare in quel modo. Passandogli accanto per poco non fu tentato di sibilargli un "apri la bocca, fammi vedere se ti hanno tagliato la lingua". Ma si trattenne. era meglio non far incazzare i pochi regolari dalla sua parte in quella situazione. Nonostante avesse l'abitudine di lasciare sempre uno shunsui Kunai al Covo per precauzione, l'idea era quella di combattere fino alla fine ed essere scoperto prima ancora di iniziare non era mai il massimo.
fece un cenno di riconoscimento al ninja prima di passargli accanto ed infilarsi nel corridoio che avrebbe portato all'arena. Il rumore della folla già echeggiava tra le pareti di cemento, rimbombandogli nelle orecchie e drizzandogli i peli delle braccia per l'eccitazione. La luce piombò su di lui in un bagliore luminoso mentre l'arena si apriva davanti a lui. La folla rombò intorno a lui mentre il suo unico occhio dorato cercava di abituarsi all'ambiente e studiava il campo di battaglia. Colline verdi punteggiate di grosse rocce, fine.
Verde, luminosità e pochissimo spazio per nascondersi...Troppa luce anche...questo non mi piace. Pensò mentre la fronte gli si corrugava per il disappunto. Ormai era fin troppo abituato agli spazi chiusi ed alla penombra e tutta quella luce e spazi aperti gli provocavano un pelo di soggezione.
Non si fermò però, se c'era una cosa che in tutti quegli anni aveva ormai imparato a fare bene era controllare le proprie ansie e preoccupazioni dietro una facciata. Fingi abbastanza a lungo che tutto vada bene ed alla fine te ne convincerai... gli aveva detto qualcuno, purtroppo non ricordava chi fosse stato. Sbatté la palpebra libera cercando di scacciare dalla mente l'immagine di una ragazza dai fluenti capelli biondi che gli sorrideva, con denti macchiati di sangue. per favore, non oggi...oggi voglio solo... si fermò improvvisamente in mezzo all'erba verde e fresca che frusciava intorno alle sue caviglie. La faccia si contrasse mentre altre immagini cercavano di farsi strada dentro di lui. Era ormai mesi che non riusciva a dormire bene, incubi lo perseguitavano, i frammenti di quello che era stato un anno prima, di quello che aveva sopportato, di quello che gli era stato strappato via. Aggrappati al tuo potere quanto vuoi, Supaku, non riuscirai mai a cambiare il passato. Si accorse che aveva i pugni chiusi, serrati, le unghie si erano conficcate nei palmi delle mani che gli dolevano, nonostante i guanti corazzati. Distese le dita, aprì i palmi, costringendosi a rilassarsi, si accorse che tremavano leggermente. Non posso cambiare il passato, no. Posso solo sopravvivere al presente, ancora un giorno... Tornò a metter a fuoco le cose intorno a lui. Ricordò dove era, cosa stava facendo, cosa non poteva permettersi di fare. Improvvisamente ogni pensiero angosciante, ogni dolore in agguato nel suo petto si dissipò. Non c'era più tempo per quello, c'era solo il combattimento, era solo lì che, ormai, lui si sentiva vivo. I brutti pensieri sparivano, lasciando il posto a ciò che era, ciò che era sempre stato, un ninja fatto per combattere.
Arrivò al centro dell'arena, sorrise all'arbitro, uno shinobi dal naso aquilino ed un coprifronte della foglia, condito da gilet d'ordinanza ed un simbolo fin troppo conosciuto sulla spalla destra e schiena. Clan Uchiha eh? Mi chiedo se sia un caso. lo salutò con un cenno della mano appoggiando con noncuranza l'altra sul fodero di una delle sue lame vibranti che aveva al fianco. Le coincidenze non esistono, non in questo mondo purtroppo.
Io sono pronto, quando arriva Kyoshiro? disse scherzosamente, immaginando che l'arbitro ormai fosse a conoscenza del fatto che, negli ultimi due scontri torneo a cui aveva partecipato proprio come Gajin si era trovato sempre contro il ninja della Nebbia possessore di quello che ormai era certo essere uno dei Cercoteri. Su, avanti, non c'è due senza tre. continuò, cercando di stuzziare l'arbitro che sembrava tutt'altro che propenso a chiacchierare.

Ma...che succede? Si lasciò sfuggire il finto ninja del Suono mentre nell'arena davanti a lui avanzava un ninja completamente differenza dal solito Kiriano atteso. Non ne sai nulla tu, vero? disse all'arbitro Uchiha che rimase impassibile al suo secondo tentativo di iniziare una conversazione. Sbuffò, quasi irritato di aver mancato l'ormai annuale appuntamento con Kyoshiro, ma non appena realizzò chi stava avanzando a grandi falcate sul prato erboso un sorriso non poté fare a meno di affiorare sulle sue labbra. Ohhhh, le cose si fanno improvvisamente interessanti. Aprì la bocca pronto a salutare l'Uchiha dallo sguardo ombroso di nome Yusuke ma si trattenne, avrebbe fatto saltare la sua copertura, e non era il caso. Lo shinobi aveva un portamento differente dall'ultima volta che si erano incrociati, sfoggiava il un insolito equipaggiamento per uno shinobi di Konoha: abito rosso ed ora adesso al fianco aveva una katana di fattura differente. No, non una katana ma una spada di foggia e stile completamente differenti dalle tipiche armi che si vedevano al fianco o sulla schiena di un normale shinobi ed il modo in cui si muoveva con essa, lasciava presagire una abitutine a muoversi con essa. Non disse una parola e Gajin Koura fece lo stesso, quello era uno scontro che non poteva lasciare spazio alle parole, non ancora almeno.
Quando siete pronti... esordì l'arbitro.
Supaku allargò le braccia aprendo le mani e chiudendole in due pugni convinti prima di muovere i piedi in posizione di combattimento, sinistro avanti, destro indietro, fianco ruotato leggeremente verso il proprio avversario e mano destra ravvicinata al petto mentre la sinistra scivolava verso la doppia tasca. L'indice si infilò nell'anello metallico di uno shunsui kunai mentre quello veniva sfilato e fatto roterare nell'aria per poi essere impugnato a rovescio davanti al traditore. ...potete cominciare. disse lo shinobi sparendo in un battito di ciglia.
La folla si acquietò improvvisamente ma Supaku aveva già rimosso il rumore della stessa dai propri sensi, i suoi occhi si concentrarono sullo shinobi davanti a lui, l'unico occhio libero si strizzò sotto la palpebra quasi a voler concentrare meglio la propria visuale sul nemico.
Yusuke sbatté le palpebre, modificando improvvisamente il colore delle proprie iridi e scattò in avanti. È veloce! Il pensiero attraversò il traditore della Sabbia in un nanosecondo mentre osservava un lieve rigolo di vabore sollevarsi dalla pelle candida del ninja, o forse era solo la polvere? Molto più veloce dell'ultima volta. Aveva avuto l'impressione che Yusuke fosse cresciuto dal loro ultimo scontro quando lo aveva visto camminare verso di lui, ma in quello scatto fulmineo ne ebbe la certezza. I suoi muscoli si tesero sotto il kimono mentre le dita di stringevano intorno al manico del kunai.

Si preparò all'assaldo dello shinobi e quello avvenne prima ancora che potesse fare poco altro che accumulare il chakra nei propri muscoli. L'uomo gli venne sotto e Supaku sorrise cogliendo l'apertura in quella carica a testa bassa. Veloce sì, ma prevedibile! pensò con soddisfazione mentre sollevava il ginocchio destro e vedeva il colpo andare a segno sulla mandibola dell'Uchiha. Lo scrocciare delle ossa sotto il suo arto, il sangue che zampillava e il sorriso che si allargava sul volto del traditore furono però interrotti quando ogni cosa si dissipò improvvisamente e Supaku si rese conto di aver colpito soltanto l'aria.
Cazz... Yusuke non c'era più. Abituato come era a combattere con un lato cieco, ruotò quasi d'abitudine la testa verso sinistra, là dove di solito gli avversari si posizionavano per sferrare verso di lui un attacco a sorpresa, ed eccolo lì. Il ninja della Foglia estrasse la spada in un movimento circolare e mentre Supaku balzava all'indietro per uscire dal raggio della spada, vide con orrore la lama dello shinobi seguirlo.
Si sta allungando. Non poté fare altro. L'arma lo colpì in pieno addome, sentì il corpo venire separato con un rumore secco simile a quello di un foglio che veniva strappato a metà. La bocca si aprì per lasciare uscire un grido di dolore ma da essa non uscì alcun suono, invece una chioma nera fece capolino tra i denti bianchi. Un secondo corpo identico al primo di Gajin Koura fuoriuscì dalla bocca dell'ormai morto finto shinobi del Suono mentre la lama finiva il suo percorso nell'aria e busto e gambe venivano sparpagliati sui ciuffi d'erba in uno spruzzo di sangue.

Il nuovo Supaku rotolò sul manto verde in un capriola quasi perfetta se non fosse stato per il fatto che il suo corpo era stato appena rigenerato dal nulla. Atterrò in ginocchio a cinque metri dal ninja della Foglia il kunai shunsui che veniva raccolto da terra dove era caduto al primo Gajin per poi essere subito scagliato verso il suo avversario. L'arma metallica a tre punte fischiò nell'aria per dividersi in volo in altre quattro copie di sé stessa, cercando di colpire il nemico grazie all'effetto sorpresa della moltiplicazione. Ha lo Sharingan, non posso coglierlo di sorpresa, con una mossa così banale. I kunai copiati si allargarono a ventaglio intorno all'originale al centro, i due laterali, quello più a destra e sinistra sarebbero atterrati nell'erba senza colpo ferire, poichè troppo distanziati dal bersaglio principale, i due più interni invece avrebbero potuto rappresentare un problema per l'avversario.

Subito dopo aver lanciato i kunai, il ninja aveva appoggiato entrambe le mani in mezzo ai fili d'erba inumiditi dal suo stesso sangue mentre le ampie maniche del kimono vi scivolavano sopra, nascondendo il passaggio di ben due serpi di grosse dimensioni che si infiltravano nel sottosuolo. Il tempo che i kunai passassero oltre l'Uchiha, due grosse serpi bianche fuoriuscivano dal terreno per tentare di imprigionarlo mentre il loro utilizzatore scattava in piedi in una corsa in linea retta verso il ninja della Foglia con il vento che fischiava tra i capelli.
La mano sinistra si sollevò davanti al viso afferrando l'originale Shunsui kunai lanciato poco prima materializzatosi tra le sue dita grazie al suo Hijutsu. L'arma venne avvolta da spire di vento mentre lui eseguiva un fendente orizzontale mirando a ferire il suo avversario all'altezza del petto.

Il vento fischiò nelle orecchie. L'aria scompigliò i capelli tinti di nero mentre il suo kunai eseguiva una linea perfetta nell'aria. Il Chakra avvampò intorno al ninja della Foglia e il traditore ebbe un sussulto. Fiamme rosse apparvero sul fianco e schiena del ninja mentre il Chakra assumeva rapidamente la forma di uno scheletro umano sovradimensionato munito persino di un braccio destro composto di pure osse fiammeggianti.
Di colpo per Supaku sembrò di essere tornato a cinque anni prima quando, nello stesso torneo aveva affrontato un secondo ninja della Foglia munito dello stesso patrimonio genetico. Mangekyo Sharingan...un vero Mangekyo Sharingan. Il pensiero lo trafisse come un ago ghiacciato mentre un brivido scorreva lungo la sua schiena. Murasame non aveva avuto pietà di lui, aveva sfoggiato quell'evocazione di Chakra demoniaca e lo aveva eliminato in un sol colpo a quanto pareva Yusuke era arrivato ad ottenere lo stesso potere, un potere a lui precluso. Era stata da quella inesorabile sconfitta che aveva poi battuto i campi di addestramento di Konoha nel tempo libero in cerca di Uchiha che potessero mostrargli di nuovo quella tecnica. Era stato per quello che si era spacciato per Yurei Namikaze nel suo scontro con Yusuke, spronandolo a ricercarlo, spronandolo ad essere più forte per riaffrontarlo. Era ora, sembrava esserci riuscito. Avrebbe voluto ridere, gioie e congratularsi con sé stesso per l'obiettivo raggiunto, ma non era quello il tempo né il luogo. Non quando si ritrovava ad affrontare un Jutsu che l'ultima volta aveva rappresentato un ostacolo per lui così insormontabile. Tutto ciò passò nella sua testa la manciata di secondi necessaria per il suo kunai shunsui avvolto nel vento di tracciare un linea decisa sul palmo osseo del Susano'o con uno stridore sinistro. Il vento lasciò la sua arma ma così come il colpo era stato eseguito un'altra esigenza impellente si imponeva nel petto del traditore: sopravvivere. La mano destra, quella libera si portò verso il viso, afferrando tra le dita segnate da numerose cicatrici la benda di cuoio usurata. Non fece in tempo a strapparla dal viso e liberare l'occhio sinistro che esso si incrociò con quelli dell'Uchiha le cui tre tomoe erano sparite per lasciare spazio ad un nuovo disegno. Ognuno lo ha diverso... fu il pensiero casuale che attraversò la sua mente in quel momento.

Il mondo cambiò intorno a lui: il cielo divenne nero, la terra bianca. Supaku si guardò intorno non riuscendo a capire cosa fosse successo, sollevò le proprie dita realizzando che erano bianche e flosce. Un rumore vibrante attraversò le sue orecchie, provò a chiudere la mano in un pugno e ci riuscì solo con fatica mentre nell'aria si spargeva un crepitio sinistro. Conosco questo suono...è...carta? Improvvisamente un dolore improvviso lo colse dal basso. Scese con lo sguardo, accorgendosi che le dita dei piedi, anch'esse di carta si erano avvolte da fiamme vive. Il dolore lancinante lo percorse mentre sentiva le fiamme avvampare e salire verso le caviglie. Ahhhh, basta, basta, basta! pensò mentre l'aria si riempieva dell'acre odore di carne bruciata. Doveva fermare ogni cosa, doveva uscire da quell'incubo. Genjutsu. Realizzò in quel momento, sperando che fosse davvero quello, accumulando Chakra nel proprio occhio sinistro, ed improvvisamente ogni cosa sparì: il cielo nero, la terra bianca, il suo corpo di carta, tutto tornò come prima: lui davanti a yusuke in un mare di verde.
Il ninja di Konoha fece calare la spada, un arco perfetto, la lama divenne incandescente, l'aria brillò di scintille mentre fiamme cremisi la avvolgevano, mirando deciso al suo petto. Aveva due opzioni: rimanere vicino a Yusuke o scappare, prendere le distanze. La prima più pericolosa, trattandosi del Susano'o, un jutsu temibile, la seconda più sicura. Improvvisamente un pensiero folle si fece strada nella sua testa. Se scappo non posso vederlo. Se scappo, non posso godermi la vicinanza con questo terribile eppure stupendo Jutsu. Le narici si dilatarono, ormai lui aveva da tempo perso la voglia di giocare in sicurezza.
La manica destra si gonfiò. La lama di fiamme si abbatté su un groviglio di scaglie e zanne avvelenate mentre dieci serpi bianche schizzavano fuori dalla manica per anteporre il loro corpo a quello del loro padrone. Supaku non rimase fermo però, ruotò su sé stesso di centottanta gradi, dando le spalle all'Uchiha per un secondo, lo shunsui kunai ruotò nelle dita, vendendo afferrato a rovescio. Il Chakra Fuuton lo avvolse di nuovo e lui eseguì un affondo all'indietro con la mano armata diretta al fianco sinistro di Yusuke che ora stava esattamente alle sue spalle, ma non aveva finito, continuò a ruotare nel movimento di affondo di lama, tornando a fronteggiare il ninja della Foglia. La rotazione era stata completa, ed in quel momento la sua mano destra si avvolgeva di fulmini, stavolta nella forma di un fascio concentrato. I fulmini erano di un azzurro intenso, complice il potenziamento elementale insegnatogli da Kenpachi. Non perderò l'occasione di starti addosso, non perderò l'occasione di testare questa magnifica imponente difesa! Pensò mentre sferrava il braccio destro in avanti verso il petto dell'avversario.