Kaede Nakayama vs Supaku Handoru

Inspirò a fondo, sentendo la fatica di quel combattimento farsi sentire. Il Chakra verde scuro della Modalità Eremitica aleggava intorno a lui come una fiamma instabile, dandogli una forza che altrimenti non avrebbe avuto, dandogli coraggio. Sollevò la testa, facendo sobbalzare la chioma bianca macchiata di polvere, sudore e sangue. Sentiva il dolore pulsare dalle proprie ferite. Stavano diventando impegnative, stavano diventando un problema. Molte, tutte credeva, erano sopportabili, anzi benvolute per uno come lui. Il dolore lo rendeva più sveglio, gli dava un senso di ludicità che non pensava di poter trovare in nessun'altra condizione.
Richiamò nella tasca supplementare i Kunai Shunsui dispersi, grazie al sigillo delle Armi. Ora le sue scorte erano di nuovo ristabilite. Afferrò cinque kunai e li tenne in mano, accumulando Chakra Fuuton tra le dita.
La polvere si levava come una colonna di fumo marrone chiaro dall'edificio appena crollato. Sentiva delle urla da basso. Dopo l'esplosione del primo edificio pensava che molta gente se ne fosse scappata e invece qualcuno doveva essere rimasto. Forse non gli era restato niente, forse non potevano fare che rimanere nelle loro stanze e case diroccate, in attesa che tutto finisse. Forse era peggiore l'idea di abbandonare il poco che gli era rimasto che rimanere a morire tumulati vivi con esso. Abbassò lo sguardo verso la piazza su cui si affacciava l'edificio distrutto. Tra la polvere ed il fumo poteva scorgere del bianco e rosso. Il corpo carbonizzato e martoriato della sua evocazione. Non stava ancora registrando l'entità del danno che aveva fatto, che si era fatto, perché volente o nolente quella era la sua creatura. Aveva risposto al suo richiamo, era venuta sul campo di battaglia per dargli man forte e aveva sacrificato la sua vita per lui. Lui non gli aveva neanche portato il rispetto che meritava. Un movimento distolse la sua attenzione dal cadavere. Un proiettile umano che fuoriusciva dalla polvere, portandosi dietro ciottoli e detriti in una scia.
Sollevò la testa, osservando il suo avversario librarsi nell'aria. Grosse ali a forma di mani artigliate si sollevavano dalle sue spalle, i piedi con la punta rivolta verso il basso e le vesti stracciate. Era circa dieci metri di altezza sopra la sua testa e quindici da lui.
Come un dio che guarda dal basso un misero essere umano...
Pensò con amarezza l'albino sollevando entrambe le braccia ai lati, lanciando i Kunai oltre il bordo del tetto. Questi caddero per qualche metro per poi schizzare in avanti verso il cielo cercando la protezione della polvere del collasso dell'edificio soltanto per i primi metri. Erano in viaggio, correvano a parabola nell'aria, sfrecciando e cercando di arrivare alle spalle del ninja. Aveva anche manipolato il Fuuton così che esso annullasse quasi completamente l'attrito dell'aria e rendesse i Kunai stessi più veloci.


Sono ancora qui! Urlò mostrando il corpo pieno di ferite. Nonostante Kaede non lo avesse dato nemmeno a vedere, poteva scorgere le due ampie ferite che gli solcavano il petto. Il sangue che colava macchiando quello che restava delle sue vesti.
L'uomo non rispose cominciando una serie di Sigilli ed, in tutta risposta, Supaku sollevò le mani verso il cielo facendo ronzare i cinque Shunsui Kunai che avevano ormai sorpassato in linea d'aria l'altezza del rosso e ora stavano tornando indietro, per preparare un assalto alle spalle del Ninja. L'obiettivo era colpirlo alle spalle, proprio mentre era intento ad eseguire l'attacco. Identificò dalla serie di Sigilli del rosso che non era un ninjutsu elementale, ma non seppe dire cosa potesse essere. Era ponto però a tutto, persino ad usare l'Hiraishin sui kunai stessi, erano la sua ultima spiaggia però.
Supaku però ebbe un attimo di vuoto, una esitazione. Sbatté la palpebra e i Kunai si arrestarono a mezz'aria. Cosa...qualcosa era cambiato, non riusciva a capire cosa però. Tornò a mettere tutto a fuoco e Kaede aveva sollevato le mani davanti a lui, scaricando quella che gli sembrò essere una immensa scarica di potente pressione gravitazionale.
Intuì subito che quell'attacco era troppo potente. Un degno assalto del potere delle Sei Vie. Diresse gli Shunsui Kunai volanti oltre le spalle di Kaede, ancora più in alto, superandolo di circa cinque metri. La pressione si abbatté sulla prima parte del tetto, squassando le tegole, frantumando le travi del tetto stesso. Era potente, molto potente. Come un maglio invisibile che stava schiacciando ogni cosa davanti a sé. Un piede gigante che stava scendendo rapidamente su di lui.
Le Armi vibrarono e ronzarono nell'aria e Supaku apparve accanto ad esse a circa sei metri alle spalle di Kaede e tre metri sopra di lui. La pressione del Jutsu avversario frantumò l'intero tetto del piccolo edificio, facendolo crollare verso il basso e sfondandolo letteralmente.
Supaku ruotò, sentendo il vento tra i capelli e indirizzò entrambe le mani in avanti, scagliando con una i Kunai. Dall'altra invece fece fuoriuscire ancora una volta un grosso groviglio di serpi che stavolta stavano solo puntando ad immobilizzare il mukenin sotto di lui tra le loro spire. I Kunai avrebbero dovuto trafiggere il rosso su più punti mentre era immobilizzato dalle Serpi che erano grosse, più grosse del normale; con scaglie smeraldine ed occhi come monete dorate, ingrassate oltre ogni misura dal Chakra Naturale.

Le serpi di un colore verde smeraldino saettarono in aria spalancando le fauci sature di veleno, davanti ad esse volavano spediti come frecce gli stessi kunai avvolti dal vento. L'albino osservò il suo avversario lasciarsi cadere verso il basso ed eseguire freneticamente una serie di Sigilli prima di bagnare il palmo della propria mano con il sangue della ferita sul petto.
Un attimo dopo Kaede fu avvolto da una nuvola di fumo bianco da cui emerse una figura imponente dalla pelle violetta e coriacea. Supaku rimase interdetto mentre vedeva la proprie serpi, che ormai avevano lasciato la propria manica, abbattersi una dopo l'altra contro il fianco della bestia umanoide che piano piano si rivelava nel fumo della Tecnica di Evocazione. Il gigante evocato da Kaede era alto ben più di quanto non fosse stato alto l'originario palazzo su cui si erano incrociati e avevano dato inizio alla loro conversazione. Aveva le fattezze di un uomo dotato di sei occhi chiusi sulla fronte, mani e piedi nodosi e ammanettati da fasce di metallo scuro mentre dalla schiena fuoriuscivano una serie di grossi rami appuntiti. Sembrava essere fatta di Mokuton, ma Supaku sospettò non essere davvero così, era più un misto tra carne, pietra e legno a prima vista. Solida come la pietra, mobile come i muscoli di un vero essere umano, stabile come il tronco di un albero.
Kaede era diventato un puntino sopra la sua spalla, come un grillo parlante che stava sussurando all'orecchio di quel bestione, cosa farne del resto dell'umanità. Poteva immaginarselo mentre ricorreva a quella portentosa evocazione e radeva al suolo palazzi di pacifiche città. Era proprio vero che il potere delle Sei Vie era in grado di far sembrare il resto di loro dei bambini che giocavano a fare la guerra rispetto alla vera potenza contenuta nei geni dell'occhio di quel Ninja.
I suoi Kunai Shunsui erano rimbalzati via dalla pelle coriacea del bestione, Supaku ne rinsaldò la presa ferrea con il suo Chakra, facendoli ronzare nell'aria e ruotare intorno alla figura del gigante per volare verso la cima del gigante. L'obiettivo era cominciare una risalita verso la testa dell'Evocazione, ma in una spirale concentrica, in modo che lo stesso bestione non potesse anticipare facilmente da che parte questi sarebbero arrivati per colpire il suo Evocatore.
Nel frattempo l'aria si mosse intorno al ninja della Sabbia mentre la gravità lo richiamava a sé e quello cominciava a precipitare verso il basso. La discesa era veloce e Supaku sentì le vesti sbattergli intorno alle gambe ed all'unico braccio ancora vestito.
L'evocazione spostò il suo sguardo bendato su di lui, come se potesse davvero vederlo, e allargò le braccia prima di chiuderle rapidamente addosso e cercare di trasformarlo nella versione bidimensionale di sé stesso. Al contempo mentre le sue mani si chiudevano sul ninja, un enorme drago violaceo fuoriusciva dalla sua bocca, scagliandosi con un ruggito sulla sua persona.
Supaku non vide alternativa, sebbene sentisse le proprie riserve di Chakra cominciare a scemare rapidamente, doveva ricorrere di nuovo all'Hiraishin no Jutsu. Sto esagerando con questo Jutsu...di solito sono in pochi a costringermi ad utilizzarlo così spesso...speravo di pote ricorrere alle mie tecniche segrete ma la velocità e la distanza che Kaede tiene tra me e lui ogni volta mi sta mettendo alle strette...Nel momento in cui si renderà conto del segreto di questa Tecnica avrò perso gran parte del vantaggio.
Sparì una frazione di secondo prima che mani e dragone si schiantassero uno dopo l'altro sulla sua ultima posizione. Lo schianto fu fragoroso e sonoro. Le finestre degli edifici vicini esplosero per l'onda d'urto, tegole si sollevarono dai tetti, volando per qualche metro in direzione opposta nell'aria.
Apparve, sentendo la gravità riprenderlo di nuovo, a meno di un metro dalla schiena nodosa dell'Evocazione. Ruotò nell'aria cercando con mani e piedi il corpo dell'evocazione. Toccò con le dita di una mano la parete carnosa e dura del gigante per fare presa con il controllo del Chakra. Gli Shunsui Kunai volanti erano già spariti alla sua destra, continuando la loro rotazione ascensionale. Si sollevò in piedi, facendo ricorso ad un sapiente uso del Chakra su mani, piedi, ginocchia e parti del corpo a contatto con la bestia. Non aveva tempo di ammirarne e saggiarne la natura, né di capire di cosa davvero fosse fatto. Si sarebbe accorto troppo facilmente della sua presenza. Si sollevò in piedi e cominciò a correre perpendicolarmente al terreno, verso la spalla del bestione dove poteva vedere le vesti di Kaede svolazzare nell'aria. Per fortuna quando si era teletrasportato i Kunai erano a circa quindici metri dalla spalla, questo significava coprire poca distanza tra lui e l'avversario. Cominciò una risalita selvaggia componendo subito il Sigillo per richiamare nel cielo sopra di lui il Vento che avrebbe dato vita al turno successivo ad una sua Tecnica segreta che raramente aveva utilizzato, e poi per accumulare Chakra Raiton nella mano destra, nel frattempo aveva istruito i Kunai di smettere di ruotare intorno al corpo del mostro e di posizionarsi rasenti il petto dello stesso, sempre in una salita vertiginosa verso la cima, puntando diretti verso Kaede, li rallentò di poco, in modo tale che l'arrivò degli stessi fosse coordinato con il suo.
Nell'aria cominciò già a soffiare il vento che avrebbe preannunciato l'inizio del cambiamento atmosferico e della nascita dell'Uragano una delle sue Tecniche Segrete più complicate e difficili da portare a termine. Questa Tecnica erano anni che non la utilizzava, ma sospettò che adesso sarebbe stata molto utile per sfuggire alla furia di quel gigante. L'epicentro dell'Uragano stesso sarebbe stata l'Evocazione che però,, vista la sua stazza, avrebbe subito ogni turno i danni del Jutsu e quindi piano piano la sua resistenza si sarebbe erosa. I Danni dell'Urgano stesso erano stati potenziati in modo da arrecare il massimo danno ove qualcuno vi fosse caduto dentro.
Supaku corse a per di fiato, balzando in cima alla spalla, sferrando contro Kaede la mano destra avvolta da scariche elettriche verdi scure dalla forma stilizzata della testa di un drago. Cercò di colpire l'avversario in mezzo alle scapole mentre i suoi Kunai volanti lo chiudevano dalla direzione opposta.

La sua mano si infranse contro la sperficie di acqua pressurizzata del più classico dei Jutsu: il Muro d'Acqua. Il fulmine lottò contro i flutti azzurri mentre la pressione si opponeva al suo pugno. Supaku grugnì cercando di sovrastare il potere del Suiton con il suo Raiton ma a nulla valsero i suoi sforzi. Sentì la pressione opporsi a lui, sbalzandolo all'indietro. Atterrò sul bordo esterno della spalla e si dette una spinta verso il vuoto dietro di lui. Il vento aveva cominciato a soffiare con più violenza ed aveva ormai capito che mancava questione di secondi prima che l'Uragano prendesse finalmente forma e manifestato i suoi effetti sul territorio. In quello stesso momento il Vento richiamò il proprio Chakra e lui ne impiegò più del normale per fare sì che la Tecnica fosse superiore in potenza e anche più resistente conoscendo la pericolosità del rosso.
Il flusso d'acqua si estinse completamente rivelando il suo avversario. Il rosso si voltò immediatamente verso di lui, le sopracciglia corrugate e l'unico occhio dilatato dalla furia omicida. Lo vide correre sul pezzo di spalla che lo separava da lui e balzargli incontro, le mani distese in avanti come a volerlo afferrare.
L'albino ruotò a mezz'aria mentre la gravità lo afferrava, trascinandolo verso il basso. In quel secondo in cui Kaede si avvicinava ai suoi piedi con le mani distese in avanti, compose un singolo Sigillo con entrambe le mani, creando una sfera dal diametro di dieci metri il cui bordo era perfettamente posizionato tra lui e le dita del Mukenin del Suono.
Ogni cosa si fermò come congelata d'improvviso. Il rumore del vento, la forza delle correnti d'aria, il fragore del tuono sopra di loro, la polvere sollevata dai piedi del gigante evocato da Kaede stesso, tutto era immobile fuori dalla bolla.
Nonostante ogni cosa fosse ferma nel tempo fuori da esso, Supaku sentì la gravità continuare a reclamarlo. Scivolò verso il basso nei metri della bolla stessa, finendo per arrivare all'estremità opposta, a circa sei metri di distanza da Kaede. Non fece nulla, si lasciò semplicemente cadere, beandosi di quei secondi di movimento nell'aria in cui il mondo intorno a lui era completamente immobile.
Era come vedere un dipinto, foglie, rami e tegole si erano già levati nell'aria e lì stavano, bloccati nel cielo. Le nubi, tinte di nero, immobili in una spirale perfetta e inquietante sopra le loro teste. Il viso di Kaede contratto in una smorfia di dolore e rabbia, le dista sporche di sangue dello stesso distese in avanti.
Poi la realtà tornò non appena arrivò con la schiena contro la fine della bolla e fu costretto a rilasciare la Tecnica.
Fu come aver premuto un grosso interruttore: suoni, rumori, colori e sensazioni sulla pelle tornarono di botto, travolgendolo.
L'aria intorno alle mani di Kaede esplose verso l'esterno, spzzando via foglie, tegole, rami e polvere sollevata dalla furia dell'Uragano. Supaku stesso, ormai fuori dal raggio effettivo del Jutsu, fu sbalzato all'indietro di qualche metro dallo spostamento d'aria.

Ruotò vedendo il cielo e la terra invertirsi per un paio di secondi prima di sentire la furia della vera e propria tempesta avvolgersi intorno a lui. L'ultimo colpo d'aria lo aveva finalmente spinto all'interno dell'Urgano ormai completamente formatosi. Il vento infuriava e gridava, agitandogli le vesti ed i capelli, sbattendole sulla sua pelle e portandogli suoni ed odori da ogni dove.
Supaku riprese il controllo di sé in quei secondi, richiamando le correnti d'aria e raddrizzandosi in mezzo all'infuriare della tromba d'aria. Si sollevò verso l'alto, guidando dalle folate d'aria violenta come spinto da mani frenetiche, osservò il centro dell'Occhio del Ciclone dove Kaede era stato appena imprigionato, notò che il ragazzo aveva perso completamente l'appoggio della sua mastodontica evocazione, che aveva a quanto pare rilasciato.
Doveva approfittare della situazione, il ragazzo poteva volare ma, in mezzo a quei flussi d'aria compressa era alla sua mercé, chissà per quanti secondi ancora prima che potesse scatenare tutta la sua furia su di lui.
Lui era celato dai flussi d'aria, dalla polvere sollevata dalla furia dell'uragano, era immerso tra alberi, persiane, detriti, tegole e roccia che fluttuavano intorno a lui trascinati dalla furia della natura che aveva appena scatenato.
Si spostò lateralmente di novanta gradi rispetto alla sua posizione originaria, all'interno dell'anello dell'Uragano, mantenendosi sempre nella stessa linea d'aria di Kaede, facendo in modo di averlo sempre davanti a sé mentre gli ruotava intorno non visto. Inspirò con quanto fiato aveva in gola e rilasciò il potere del vento in una serie di flussi di vento compatto.
Le onde di vento bucarono la parete dell'uragano stesso, fuoriusciendo da esso come un fantasma fatto d'aria. Aveva impiegato davvero tanto Chakra per eseguire questa Tecnica, di molto superiore alla quantità normalmente richiesta per la sua esecuzione, ma non gli importava: questo doveva essere il suo canto del cigno, era il momento di dare il tutto per tutto.

Subito dopo aver eseguito tale attacco, si era portato all'interno dei flussi di vento dell'Uragano, nella posizione esattamente opposta a quella da cui aveva sparato il Jutsu. Lì aveva lasciato alle sue spalle all'interno dell'Uragano stesso uno Shunsui Kunai per poi farsi espellere fuori ad una velocità incredibile proprio verso Kaede stesso con lo scopo di arrivargli esattamente alle spalle ed eseguire contro di lui un colpo di pugno rivestito dal Chakra. Quella Tecnica era un Taijutsu basilare che Ishui gli aveva insegnato anni prima ma che, nella sua semplicità, era perfetto per il suo scopo. Ove infatti Kaede fosse riuscito a contrastare il suo assalto del Vento, avrebbe cercato di coglierlo di sorpresa con lo scopo di colpirlo a tradimento non tanto per provocargli del danno, ma per sfruttare l'immensa potenza del colpo per spingerlo all'interno dell'Uragano stesso.
Per un attimo gli venne da ridere mentre fuoriusciva dai flutti dell'Uragano con il pugno carico sotto l'ascella, l'altra mano sempre armata da un nuovo Shunsui Kunai. Si ricordò cosa era successo anni prima, quando Arima era tornato e aveva cercato di sfidarlo a duello per misurarsi contro di lui. Era finita proprio così, con lui che si era lanciato dritto verso l'Eremita con il pugno pregno di Chakra. Ora ripeteva il gesto contro lo stesso Ninja che proprio Arima gli aveva fatto conoscere anni prima.
Arima apprezzerebbe di sicuro l'ironia.
Sarebbe stata una bella storia da raccontare al moro, ove fosse sopravvisuto a questo scontro mortale.

Ancora una volta il suo pugno venne avvolto dalla pressione acquatica del Jutsu del Nakayama. Stavolta Supaku rimase sorpreso. Non si era aspettato quella decisione dal rosso, si sarebbe aspettato una difesa disperata dalla sua Onda d'Aria ed invece il Ninja si era fatto colpire, forse era stato preso alla sprovvista forse era stato distratto dal suo Uragano, non sapeva cosa potesse essere stato ma di certo non credeva che Kaede si sarebbe lasciato prendere da un simile Jutsu. Il corpo era esploso in una nuvola di sangue, tanti i tagli che si erano affastellati sulla sua pelle. Considerate le potenzialità del suo Fuuton quell'ultimo colpo sarebbe potuto esser fatale per il Ninja ma quello aveva mantenuto una freddezza e determinazione fuori dal comune. Aveva volto la sua testa direttamente verso di lui quando era ancora immerso nei flussi d'aria dell'uragano e preparato la difesa del Muro d'Acqua, componendo i sigilli con il corpo coperto di sangue.
Non aveva vacillato neanche un secondo e così Supaku aveva continuato la sua azione, esterrefatto da tutto.
Venne sbalzato all'indietro ancora una volta e, non appena Kaede aveva composto le mani davanti a sé per eseguire il singolo sigillo tipico del Jutsu Katon, Supaku aveva intuito la tecnica e le conseguenze che ne sarebbero derivate. La modalità eremitica lo aveva lasciato e improvvisamente l'aura di Chakra Naturale intorno a lui era sparita e così le sue sembianze tanto amate di drago. Era tornato mortale.
Aveva inoltre già rilasciato il Chakra dell'Uragano, non era più in condizioni per mantenerlo, le sue riserve si erano assottigliate troppo velocemente, aveva incredibilmente sopravvalutato le sue riserve di Chakra e non appena aveva visto il sigillo Katon e realizzato che il suo colpo non era andato come si era aspettato, aveva repentinamente cambiato piano.
Non poteva più fare affidamento sulle potenzialità offensive dell'Uragano, né poteva sperare di riuscire a parare tutti i dragoni di fuoco di Kaede con una unica difesa, sopratutto se avesse provato a colpire il suo Uragano con uno di essi e lui stesso con gli altri.
Era infatti una Tecnica che aveva già visto e di cui conosceva il funzionamento.
Kaede aprì la bocca rigurgitando fiamme.
Compose davanti a sé il singolo Sigillo del Serpente e sputò dalla bocca una parete di roccia compatta. Lo schioccare di roccia, la polvere che si levava dalle sue labbra mentre questa assumeva la forma di uno scudo piatto nella stilizzata impressione di un Golem. Accumulò più Chakra possibile, conoscendo le potenzialità distruttive del Jutsu avversario.

I draghi del suo avversario impattarono di testa contro le pareti del Golem. Tra lui e Kaede non c'erano neanche tre metri e questi non erano riusciti ad abbrancarlo come si doveva per rappresentare un vero problema per quella difesa. ll terzo però, si diresse verso il suo Uragano che si stava rapidamente disperdendo nell'aria, frantumandosi sui flussi di vento rimasti e creando quella che per pochi secondi effimeri apparve come una vera colonna di fiamme e scintille per kilometri e kilometri nelle terre di nessuno.
Le fiamme dei dragoni si estinsero rapidamente sia intorno a loro che sul muro del golem stesso. Stavolta era riuscito a pararsi in tempo e in maniera più che efficace.
Supaku staccò la roccia del golem dalle proprie labbra e si arrampicò sullo stesso a mezz'aria dandosi poi lo slancio verso Kaede che stava scendendo rapidamente verso il suolo.
Il rosso volava verso il suolo, l'albino precipitava subito dopo, estrasse un Kunai Shunsui pronto a recare il colpo di grazia al ninja, l'altra mano protesa verso di lui. L'aria fischiava tra le sue orecchie, vedeva il suolo, ormai ridotto in macerie dal suo uragano, avvicinarsi sempre più rapidamente.
Lo spettacolo che si aprì intorno a loro quando la colonna d'aria scomparve del tutto fu di assoluta desolazione. La caduta dai quaranta e rotti metri
in cui si trovavano prima gli permise di osservare con la coda dell'occhio quello che un tempo era stato il villaggio nei pressi di Iwakagure. Gli edifici erano ormai tutti privi di tetti, le pareti di molti erano sventrate e ormai rimanevano solo i primi piani in piedi, strade, piazze, vicoli, erano invase da detriti e sporcizia. Le poche persone rimaste erano riverse sulle e tra le macerie, i corpi martoriati dai tagli del suo vento. Scorse numerosi cadaveri dei Ninja che avevano attentato alla sua vita, a quanto pareva ce ne erano stati altri che però non avevano colto in pieno la potenza e devastazione del suo Jutsu.
Tornò con l'attenzione su Kaede che nel frattempo aveva lasciato sfuggire tra le sue dita quella che sembrava una minuscola sfera composta di oscurità. La sfera schizzò verso l'alto e Supaku la scansò per un pelo osservandola salire rapidamente verso il cielo. Si volse di fianco mentre cadeva, osservandola prima di realizzare dopo pochi secondi cosa stava succedendo.
La sua caduta si arrestò a circa sei metri dal suolo. La gravità era stata completamente annullata. Per un secondo Supaku protese la mano verso Kaede, che si era lasciato cadere al suolo, non influenzato da questo rempentino cambio di gravità.
Supaku grugnì, cercando di afferrarlo mentre sentiva il mondo ribaltarsi. Improvvisamente il giù non era più su ed il su non era più giù. Sentì la gravità cambiare, ora non veniva più dalla terra, bensì alle sue spalle.
Ti pareva...la manipolazione della gravità è una Tecnica troppo potente... Pensò osservando edifici frantumarsi, detriti schizzare verso l'alto, intere porzioni di terreno, strade e piazze creparsi dal suolo e sollevarsi verso il cielo. Lui stesso stava ora precipitando verso l'alto, verso la sfera nera che tutto risucchiava verso di sé.
Afferrò un kunai munito di filo metallico, cercò di lanciarlo verso una delle zolle di terra sotto di lui ma persino lo stesso kunai tornò indietro, risucchiato dalla forza di gravità. Ripose tutto, si spostò a mezz'aria scansando un grosso blocco di roccia che stava venendo diritto verso di lui, poi un altro. Afferrò uno di questo e si spinse verso il basso, come una carpa che risale la cascata al contrario. Balzò da un blocco di detriti all'altro mentre sentiva la sfera alle sue spalle emettere un rombo basso, avvicinarsi sempre di più. Ogni blocco che impattava su di essa sembrava emettere un "thump" sonoro, quasi tombale. Una punta di panico avvolse l'albino che freneticamente si lanciò di nuovo verso il blocco successivo.
A mezz'aria un sassolino lo colpì sulla spalla facendogli perdere l'equilibrio. Tentò di afferrare il blocco sotto di lui ma invano. Un altro sasso lo colpì alla gamba e ruotò a mezz'aria. Un blocco più grosso si infranse su di lui e poi un altro ed un altro ancora. Come pugni insensibili venne spinto verso l'alto, verso la sfera di roccia che si era ormai formata e sbattuto con violenza contro la sua roccia. Tentì di staccarsi, la schiena, gli arti, la testa, sembravano saldamente attaccati alla roccia e un secondo dopo un blocco di roccia più grande si schiantò su di lui. Fece appena in tempo a proteggersi il viso prima di sentire l'immenso peso della pressione e del blocco frantumarsi su di lui.
Urlò, di rabbia e dolore, sentendo le ossa e i muscoli venire schiacciati come una pressa. Urlò lottando con tutte le sue forze mentre attingeva al suo potere più grande, lottando con le unghie e con i denti per rimenere cosciente, per rimanere vivo.
Muscoli, ossa, sangue e tendini vennero compressi e schiacciati per poi secondi dopo rigenerarsi sotto l'enorme quantità del suo stesso Chakra che si rifiutava di arrendersi.
Poi tutto tacque. La pressione cessò e Supaku spinse con violenza contro il blocco di roccia facendo esplodere via la pietra da lui. Si sollevò in piedi, in quello che altri non sembrava un piccolo pianeta roccioso sollevato a circa sessanta metri dal suolo. Sotto di lui, cioè sopra, visto che doveva guardare il suolo sollevando la testa verso l'alto, l'intero villaggio era stato spazzato via. Intorno a lui, in quella tomba di roccia poteva ancora vedere i resti di quello che era stato: una persiana qua, una tubatura là, tegole infrante, lenzuola sporche, un braccio di un uomo non abbastanza veloce, schizzi di sangue sulle pietre polverose.
Osservò Kaede sotto di lui, immobile sul terreno. Inspirò aria nei polmoni, sentendo la fatica e lo spossamento dello scontro farsi strada nel suo petto. Sentiva la testa leggera, così leggera che avrebbe potuto svenire. Le sue riserve erano allo stremo, completamente prosciugate. Stava lottando con ogni fibra del proprio corpo per rimanere in piedi. Doveva finirla qui. Doveva dargli il colpo di grazia, un ninja così potente non poteva vivere ancora per venirlo a cercare.

Si dette la spinta con i piedi, balzando verso il terreno sotto di lui. Per qualche secondo sentì la gravità verso il piccolo planetoide attirarlo ancora, poi si fece più debole fino a sparire. Sentì la gravità ruotare e il suo salto prima lento, prese sempre più velocità, tornando a precipitare verso il basso.
Ruotò a mezz'aria sentendo il vento fischiare tra i capelli. Estrasse di nuovo lo Shunsui Kunai, rinsaldando la presa su di esso. Sentì la fronte imperlarglisi di sudore, sbatté le palpebre un paio di volte mentre la vista andava e veniva fuori fuoco.
Compose un singolo sigillo per richiamare il Vento a cinque metri dal suolo. L'aria vorticò sotto i suoi piedi, soffiando verso l'alto e ruotando furiosamente quasi assumendo la forma di un cuscinetto. Le sue vesti stracciate e sporche si agitarono per un'ultima volta mentre scivolava al suolo arrestando la sua caduta. Atterrò con passo infermo, sentendo le ginocchia cedergli leggermente.

Osservò Kaede, steso al suolo a circa quindici metri da lui, rinsaldò la sua presa nel Kunai Shunsui, afferrandolo a rovescio e cominciò una lenta ed inesorabile avanzata verso il rosso. L'Arma sollevata, la luce del sole che si rifletteva sulla lama sporca di sangue e terra. La sua mente era stanca, provata e afflitta, impossibile pensare cosa sarebbe potuto accadere. Kaede stava forse fingendo? Era pronto ad attaccarlo all'ultimo minuto? Era forse un clone quello? Non importava, doveva portare a compimento il tutto, doveva eliminare quella minaccia troppo grande per lui. Il Covo avrebbe perso una grossa Arma e lui sarebbe finalmente stato libero.
Ancora un passo, forza...avanti...

La vista gli si annebbiò, la presa sul Kunai si fece meno ferma. Incespicò, sentendo il mondo ruotare intorno a lui. Cadde in ginocchio a circa sei metri dal corpo esanime di Kaede. I raggi del sole cominciarono ad allungarsi sul corpo ferito e inerte del ragazzo. I lunghi raggi un tempo dorati ora tingevano di rosso quella che un tempo doveva essere stata la piazza principale del paese e che ora non era altro che un rimasuglio di macerie. I capelli del ragazzo per un attimo si tinsero di un colore del sangue sotto quella luce.
Scosse la testa, cercando di scacciare quel senso di debolezza che gli stava inonando la pelle come acqua fredda. Inspirò, inspirò ancora. Sbuffi di fatica mentre, con un grido, riprendeva il controllo del suo corpo, dei suoi sensi, della sua vita. Strinse con più forza il manico del Shunsui Kunai, per un secondo il suo volto venne specchiato dalla lama lucida e sporca di sangue del Kunai. Un volto emaciato, rigato da rivoli di sudore, macchiato da sangue e polvere. I capelli prima candidi come la neve erano diventati grigi, con lievi tinteggiature giallastre. La polvere ed il sangue erano su ogni parte di lui. Sui vestiti stracciati e lievemente carbonizzati, sulla pelle, sui capelli, sul viso.
Raddrizzò la schiena cercando di sollevarsi. Prima un piede, poi l'altro. Tornò in piedi.
Urlò di nuovo ma stavolta dalle sue labbra uscì solo un rantolo scomposto. Un lieve e basso ringhio, degno di un animale ferito ed allo stremo di sé.
Fece due passi e crollò di nuovo. Uno sbuffo di polvere e stavolta fu un ginocchio, Kaede steso davanti a lui. Sentì il Kunai sfuggirgli dalle dita e rotolare qualche centimetro davanti alle sue ginocchia. Abbassò la testa, sfinito, chiuse gli occhi e lasciò che l'oscurità lo cullasse.
Uno scricchiolio. Un rumore di roccia smossa.
Sollevò leggermente la testa e riarprì la palpebra sotto la chioma bianca. Ai perimetri del suo campo visivo qualcosa si era mosso.
L'adrenalina che aveva lasciato il suo corpo pochi minuti prima, tornò a pulsare come una scossa frenetica. I suoi sensi si acuirono come un animale sfiancato ma pronto a dare il tutto per tutto ancora una volta. Conosceva quella sensazione, aveva già saggiato quel pizzicore alla base del collo.
Pericolo.
Ancora immobilizzato dalla stanchezza cercò con l'unico occhio dorato nella semi oscurità intorno a lui. Delle figure divennero più chiare mentre avanzavano.
Un uomo era in testa. Ondeggiava quasi come Supaku stesso. Aveva un braccio bendato all'altezza del gomito, con una fasciatura rossa brillante. Solo quando si fece più vicino, l'albino realizzò che quella non era una fasciatura ma una bendatura. Il braccio si interrompeva proprio all'altezza del gomito. Il volto dell'uomo era esangue ma la rabbia e la furia che poteva percepire negli occhi era più viva di un bracere ardente.
Altri uomini si fecero intorno. Uno zoppicava, un altro aveva la testa fasciata all'altezza del viso, a coprire un occhio ed un orecchio.
Chiazze di sangue sulle divise da ninja, il loro sangue.
I ninja apparvero dalla polvere ed oscurità come spettri dei morti di quella città appena devastata.
Erano sei in tutto.
Gli altri sono morti, sapete quale è la nostra missione...Fino alla fine... disse biascicando l'uomo senza un braccio mentre con l'altro sollevava una katana che aveva decisamente visto giorni migliori. Supaku si chiese da quale dei Jutsu il gruppetto era stato preso, se dal suo Uragano o dal Chibaku Tensei del Ninja delle Sei vie.
I sei si fecero più vicini, avevano formato un cerchio perfetto intorno a Supaku e al rosso. L'albino guardò prima il corpo del ragazzo e poi i sei, cercando di analizzare la situazione, cercando di farsi forza a cacciare dalla labbra spaccate ed inaridite delle parole.
Se mi lasciate andare, vi permetterò di recuperare il vostro capo senza problemi... disse sentendo la voce graffiargli la gola. Era rauca e gracchiante.
Gli uomini si fermarono come sorpresi che potesse ancora parlare.
Si immobilizzarono sul posto ed alcuni si lasciarono sfuggire un mormorio quando lo videro muoversi.
Cazzo succede...Dovevano essere svenuti entrambi...
Non importa, sono sfiniti, uccideteli entrambi...ORA!
Entrambi???
L'occhio dorato di Supaku si dilatò mentre la rabbia lo scosse dall'interno. In una frazione di secondo ogni cosa sembrò muoversi come i tasselli di un puzzle.
sembra che il Covo gli abbia riconosciuto un posto nei quindici...il quindicesimo per la precisione Le parole di Yutaka echeggiarono nella sua testa come campane che rintoccavano a morto.
Ho visto che sei entrato nella lista dei Quindici, volevo farti le mie congratulazioni di persona. Devi essere contento della "promozione", giusto? Un pezzo dopo l'altro. Dalla promozione dei quindici alla fretta di Yutaka di eliminarlo. Tutto combaciava.
Mh.. dovrei? Sinceramente.. non me n'è mai fregato molto di farne parte. Kaede che non gli aveva dato una risposta. La sua solita freddezza. Era tutto perfetto.
Il Covo sapeva e li conosceva: la paranoia di uno ed il freddo silenzio di un altro. Un barile pieno di polvere esplosiva perfetta a cui mancava soltanto una scintilla.
La promozione nei quindici era stata la scintilla di cui avevano bisogno.
La rabbia gli ribollì nelle vene, risalendogli dallo stomaco e gorgogliando nella gola in un grido selvaggio.

Il Chakra esplose intorno a lui in una violenta onda verdastra.
Gli uomini sollevarono le armi consumate rispondendo al suo grido con il loro.
In un lampo era di nuovo in piedi. Il suo corpo si mosse da solo, la furia distorse il suo volto mentre con il piede destro sollevava da terra lo Shunsui Kunai, facendolo volare tra le dita. L'Arma roteò in un baluginio argentato alla luce dell'ultimo sole prima di venire lanciata verso destra come un proiettile. L'arma affondò nel collo del primo assalitore. Il primo cadde a terra con un tonfo sordo.
Supaku si mosse di lato, sentendo la polvere venire sollevata. L'affondo di una Katana venne deviato all'ultimo dalla mano libera. Il braccio armato scivolò con tutta l'arma oltre il suo fianco.
Afferrò l'uomo per la spalla, facendolo ruotare di lato e mandandolo diretto nella traiettoria del suo compagno armato di ascia. I due caddero a terra, rotolando uno sull'altro.
Si girò per vedere il quarto uomo sollevare le mani, intento nella composizione di Sigilli. Il suo occhio ruotò verso gli altri che, improvvisamente, scartarono di lato. Sollevò la mano destra davanti a sé mentre con l'altra aveva chiuso le dita in un singolo sigillo. Il Chakra ruotò intorno alle dita. Scintille verdastre si agitarono nell'aria.

L'aria intorno alle labbra dell'uomo ruotò in una spirale di vapore acqueo prima di assumere la forma di un getto d'acqua compresso come una lama. La lama acquatica fendette l'aria con un fischio acuto prima di infrangersi davanti alle dita del Ninja dai capelli bianchi e venire deviato con un movimento del polso. Il getto azzurro si spostò di lato, fendendo come un nastro affilto l'aria. L'uomo alla sua destra scartò all'ultimo con la lama che gli portava via il braccio e la gamba. Supaku mosse di nuovo il polso e la lama continuò a ruotare fino a tornare diritta verso il petto del mandante.
Dissolse subito la tecnica mentre un'ombra si allungava alle sue spalle. Ruotò come il vento, colpì il petto dell'uomo con un braccio solo con un pugno centrato. Sentì le ossa dello sterno frantumarsi sotto le sue nocche. L'uomo si afflosciò di lato, boccheggiando come un pesce fuor d'acqua.

So fermò, ansimando. L'aria usciva dalle labbra in sbuffi di vapore condensato.
Si guardò intorno, analizzando la situazione. Due erano morti, uno si reggeva gamba e braccio mozzati, l'altro si stringeva il petto ansimante. Gli ultimi due, quelli che erano rotolati per terra si erano appena sollevati e lo fissavano, indecisi.
Supaku sollevò la testa, facendo un passo in avanti.
Uno dei due indietreggiò di un passo, inciampando contro una roccia e cadendo seduto. L'altro lo afferrò per la divisa all'altezza della spalla, sollevandolo di nuovo in piedi prima di voltarsi e scappare.
Una smorfia attraversò il volto sudato e sfinito dell'albino. L'unico occhio dorato si scurì mentre aggrottava le sorpacciglia, rendendo più profonda l'occhiaia sotto di esso.
Per un secondo ebbe l'idea di lanciarglisi addosso, di sterminarli tutti.
Si trattenne. Non era il momento. Era troppo debole. Se il Covo avesse mandato un'altra squadra non avrebbe avuto risorse a sufficienza per sopravvivere. Si volse, abbassando lo sguardo sul quello che era stato il suo nemico fino a pochi minuti prima.
Kaede era immobile ma il petto si alzava ed abbassava ancora un poco. Se qualcuno non sarebbe intervenuto di lì a poco, sarebbe morto per dissanguamento.
Tu...puoi essere ancora utile... pensò abbassandosi e toccando l'uomo su una spalla.
Ci hanno voluti divisi...Vedranno cosa riusciremo a fare insieme allora.
Si disse mentre i due sparivano in un battito di ciglia, lasciando quella landa desolata al silenzio dei morti.